Cassese: «Palazzo Chigi usi il potere sostitutivo. Nel pericolo bisogna agire da nazione»

Cassese: «Palazzo Chigi usi il potere sostitutivo. Nel pericolo bisogna agire da nazione»
Cassese: «Palazzo Chigi usi il potere sostitutivo. Nel pericolo bisogna agire da nazione»
di Diodato Pirone
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Sabato 9 Maggio 2020, 08:41

Alcune Regioni non rispettano le indicazioni del governo sulla pandemia. Possono farlo, presidente Cassese?
«Non possono farlo - risponde il giudice emerito della Consulta - perché agiscono nell'ambito di materia dove, secondo il governo, concorrono i poteri di Stato e Regioni e lo Stato, con atto con forza di legge, ha disposto che le Regioni possono soltanto dettare criteri più restrittivi. Questo è un criterio generale, che va seguito».

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Come giudica sul piano tecnico-giuridico la linea di condotta  del governo?
«Piena di buona volontà, nel tentativo di raggiungere accordi con le Regioni, ma dopo aver preso la strada sbagliata. Ritengo - a differenza dal governo - che siamo in materia di profilassi internazionale (profilassi vuol dire prevenzione di una malattia; se non lo è questa, quale è la profilassi internazionale?), che spetta in via esclusiva allo Stato. Lo Stato avrebbe dovuto operare attraverso il ministero della Salute in raccordo con le Aziende sanitarie, che fanno parte di un Servizio che la legge chiama sanitario e nazionale. Invece, con atti con forza di legge, lo Stato ha riconosciuto un ruolo alle Regioni, si è sforzato di dialogare, senza riuscire a far molto per coordinare l'azione, come se l'interesse in gioco non fosse quello della intera nazione».

Giovedì si è svolta una conferenza Stato-Regioni. Sembrava esserci un'intesa e invece no. A cosa serve la Conferenza Stato-Regioni?
«Mi è sembrata la grande assente, finora. Doveva sedere e operare in permanenza (invece di riunirsi come da calendario due volte al mese), se si voleva seguire fino in fondo la strada (errata, come ho cercato di spiegare) della ricerca dell'accordo tra centro e periferia».

Accendiamo un faro sul caso Calabria o su quello dell'Alto Adige che hanno varato misure contro le quali il governo ha fatto ricorso. Ma in tempi di pandemia le sembra una risposta adeguata?
«Il governo ha trovato coraggio e si è opposto. Ma anche nell'opporsi ha preso una strada sbagliata. Perché non usare lo strumento del potere sostitutivo previsto dall'articolo 120 della Costituzione, che è idoneo allo scopo?
Perché non rivolgersi alla Corte Costituzionale?».

Le Regioni stanno spendendo molti soldi, prima per l'acquisto ognuna per proprio conto di materiale sanitari ora per sovvenzionare imprese e famiglie. E' giusto che un piccolo imprenditore campano riceva 2.000 euro mentre uno di un'altra Regione no? Ma è questa la funzione delle Regioni?
«Posso solo esprimere considerazioni critiche su quanto mi dice. Che si riallacciano a una critica più generale sul divario regionale nella cura della sanità. Se c'è un diritto alla salute garantito dalla Costituzione, questo non è diverso da una Regione all'altra. E se non è diverso, gli abitanti della Repubblica sono tutti titolari di un eguale diritto di essere curati. Quanti si preoccupano delle diseguaglianze dovrebbero partire da questa, una delle più vistose, anche perché prodotta dall'azione pubblica».

I sindaci hanno rinunciato alle ordinanze. Non tutti, però, e quella più bizzarra che bloccava il porto di Messina è stata giudicata illegittima dopo 5 giorni. Non c'è una falla nel sistema?
«Anche alcuni Comuni si erano mossi. Ma la loro condotta è stata più ragionevole. Possono fronteggiare una pandemia mondiale singole Regioni o singoli Comuni? Non è proprio questo il caso di ricordare che la Costituzione proclama la Repubblica una e indivisibile?».

A livello di sistema cosa insegna la pandemia?
«Che dinanzi a pericoli così gravi bisogna cercare coesione, non divisione. Che proprio in casi di questo tipo occorre cercare di marciare uniti. Che affrontare problemi di questo tipo in maniera unitaria non vuol dire centralizzare, ma operare come nazione. Poche ore fa la Corte di giustizia dell'Unione europea, reagendo alla sentenza della Corte costituzionale tedesca, ha emesso un comunicato che stabilisce un principio valido nell'Unione e che dovrebbe valere a maggior ragione all'interno dello Stato. Il principio si può così riassumere: divergenze tra gli Stati membri in merito alla validita di atti dell'Unione potrebbero compromettere l'unita dell'ordinamento giuridico dell'Unione e pregiudicare la certezza del diritto. Le autorita degli Stati membri sono obbligate a garantire la piena efficacia del diritto dell'Unione. Solo in questo modo puo essere garantita l'uguaglianza degli Stati membri nell'Unione da essi creata. Sostituisca alla parola Unione Stato, e alla parola Stati Regioni, e capirà che l'unità di un ordinamento è assicurata solo a queste condizioni».

 

 
 
 

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