Fase 2 senza il vaccino, Conte: «Rischio calcolato, ma possiamo richiudere»

Fase 2 senza il vaccino, Conte: «Rischio calcolato, ma possiamo richiudere»
di Mario Ajello
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Domenica 17 Maggio 2020, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 11:18

«Ora si riapre sulla base di un rischio calcolato. Se i contagi salgono, si può anche richiudere». Il premier Conte compare in conferenza stampa, con il suo decreto Rilancio firmato dal presidente Matterella, e ha l'aria di chi ci crede nella fase 2 ma che è anche pronto a ricredersi. Visto, per esempio, che ieri i dati della Lombardia non sono stati affatto buoni per quanto riguarda il numero dei contagiati: più 100 rispetto al giorno prima. Ma le Regioni premono, i bisogno economici e sociali non possono essere negati o rinviati e dunque si riparte. Incrociando le dita, e tra i non pochi dubbi della comunità scientifica sulla distanza standard di un metro nei vari contesti, nata dal bisogno del governo di non litigare con i governatori regionali.
E comunque: «Da domani c'è la libertà di circolazione nella propria regione e basta con le autocertificazioni», dice Conte. Per spostarsi da una regione all'altra, bisognerà aspettare - se tutto va bene - il 3 giugno. La rassicurazione sul versante sanitario è questa: «Sono stati acquistati test per 150mila persone e siamo disponibili ad acquistarne altre 150mila, poi partirà nei prossimi giorni la sperimentazione dell'App Immuni».

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Palazzo Chigi trasuda di speranza e di prudenza. E la sensazione, ascoltando il premier, è che egli voglia darsi coraggio ma è molto dubbioso. Vuole infondere fiducia a se stesso e agli italiani e ci prova in tutti i modi: «Le misure della Fase 1 hanno prodotto i risultati attesi, quindi si può ripartire con senso di responsabilità». Ovvero: «I dati dell'epidemia sono incoraggianti. Accettiamo il rischio, dobbiamo accettarlo altrimenti non potremo mai ripartire, dovremmo aspettare la scoperta e la distribuzione del vaccino ma non ce lo possiamo permettere, ci ritroveremmo con un tessuto produttivo, sociale fortemente danneggiato».
La normalità, che proprio normale non sarà ma si spera lo diventi, va sperimentata da subito. E il lockdown ha fatto il suo tempo, nella speranza che questo sia vero. Chi si augurava comunque - e non solo il centrodestra ma anche una parte della popolazione - una sorta di sospensione delle tasse però è stato gelato: «Anno bianco fiscale? Il bilancio dello Stato non può permettersi un ammanco. Già diamo tante agevolazioni su vari tributi e tasse e per le imprese è stato differito fino a settembre inoltrato il pagamento di diverse tasse». Parola di premier. Che aggiunge: «Un problema che affronteremo nel dl semplificazione sarà quello della competizione tra ordinamenti. Dobbiamo rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico. Dobbiamo chiederci: perché vanno all'estero? Non c'è solo ovviamente un diritto societario più attraente, ci sono anche agevolazioni fiscali, il cosiddetto dumping fiscale. E noi non intendiamo più concedere questo vantaggio».

I VARI PASSAGGI
Il premier sembra convinto che gli italiani da fase 2 saranno altezza di quelli da fase 1, ovvero un popolo rigoroso e disciplinato. Anche se non sarà facile orientarsi nella selva delle nuove regole, mentre prima ce n'era soltanto una: stare a casa. Resta il divieto di creare assembramenti. Ma senza vietare la libertà politica. «Con il Dpcm cercheremo di assicurare manifestazioni statiche con regole di distanziamento. Se le opposizioni intendono manifestare sono liberissime, non mi permetto di sindacare le loro scelte».
Le varie fasi della fase 2 sono queste. Da domani «si può uscire di casa e andare dove si vuole, in un negozio, in montagna, al mare. Riprendono gli incontri con gli amici. Resta il divieto di uscire di casa per chi è positivo al virus o è posto in quarantena. Rimangono anche limitazioni per chi ha sintomi del Covid e dovrà rimanere a casa. Resta il divieto di creare assembramenti di persone in luoghi pubblici. In questa fase bisognerà comunque mantenere la distanza di un metro. E raccomandiamo di indossare la mascherina». Dal 3 giugno via agli spostamenti tra regioni e all'interno della Ue. Intanto dal 25 maggio aprono le palestre e poi dal 15 giugno i cinema. Conte vuole rassicurare, com'è giusto che faccia un premier, ma allo stesso tempo non fa nulla per nascondere le criticità della scelta di riapertura, che gli italiani si aspettano da lui.
Nella notte però qualcosa è accaduto. Quando tutto sembrava filare via liscio, poco dopo la mezzanotte dai presidenti delle Regioni è giunta la frenata con la richiesta di rivedere subito il premier perchè «il Dpcm non rispetta gli accordi presi, così mancano le condizioni per riaprire da lunedì». «E a questo punto rischia di saltare il banco», ha dichiarato uno di loro precisando che il confronto con Conte stava per iniziare.

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