Spara a moglie e figlio poi si uccide: famiglia sterminata nel Torinese

Spara a moglie e figlio poi si uccide: famiglia sterminata nel Torinese
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Venerdì 13 Marzo 2020, 17:18

«Ho sparato a mia moglie e mio figlio. Adesso mi uccido». Al centralino del 112 la chiamata dell'uomo arriva a metà mattinata. I carabinieri, per arrivare sul posto, ci mettono solo pochi minuti. Ma è troppo tardi: sul pavimento dell'alloggio al primo piano della palazzina di via Roma 12 a Beinasco, paese alle porte di Torino, ci sono tre corpi senza vita, l'uno accanto all'altro. Quello di Simone Necco, 29 anni, della madre, Bruna Demaria, 61 anni, e del padre, Franco Necco, 66 anni. Una famiglia sterminata. Un caso di omicidio-suicidio.

L'assassino, secondo gli accertamenti degli investigatori, ha usato due pistole. Ha premuto più volte il grilletto contro Bruna e Simone, che stavano dormendo nel letto della camera matrimoniale. L'ultimo colpo lo ha riservato per sé. Dallo schermo di un computer portatile lasciato acceso zampillava un messaggio con un tentativo di dare al gesto un significato: la preoccupazione dettata da problemi finanziari si mescola all'angoscia per il futuro del figlio, con dei riferimenti alla sua salute e a suoi presunti problemi socio-comportamentali.

La famiglia Necco era molto conosciuta a Beinasco, dove nessuno, adesso, dice di avere mai avuto avvisaglie. Franco, prima di andare in pensione, era stato un agente della polizia municipale; Bruna aveva lavorato come dipendente del Comune e anche lei (dalla fine di febbraio) era in pensione. Il giovane Simone era un attivista della Lega e nel 2019 si era candidato alle elezioni amministrative; non aveva un'occupazione stabile, e in un suo curriculum specificò di aver prestato servizio come volontario per il comitato locale della Croce Rossa e di essere stato assistente domiciliare di una ragazza disabile.

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Sul profilo Facebook di Franco Necco alla mezzanotte di ieri era comparso un video scherzoso, in dialetto piemontese, sulla questione Coronavirus. Ma nel giro di poche ore questo omone dalla faccia buona, ex alpino, dotato di ironia e di autoironia, si è trasformato nell'assassino della sua famiglia e di se stesso. Sono tanti gli esponenti della Lega che si rivolgono a Simone con affetto. «Ciao fratello, ci rivedremo prima o poi» scrive il deputato Roberto Molinari, segretario del partito in Piemonte. «E' una giornata straziante», afferma l'assessore regionale Fabrizo Ricca. «Simone era un nostro militante ma soprattutto era anche un amico per molti di noi che lo conoscevano e lo apprezzavano. Oggi non possiamo che piangerlo e affidarci alla preghiera dopo aver avuto notizia di questo dramma. Una preghiera per lui, quindi, e per tutte le persone che gli volevano bene».

Il gruppo dei consiglieri regionali della Lega esprime «sconcerto e profondo dolore». Fra i tanti messaggi degli amici ce n'è uno che descrive Simone come «solare, dolce, appassionato, con tanta voglia di imparare e di formarsi». Per poi aggiungere che la «mano che ti doveva proteggere ti ha stroncato un futuro». 

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