Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: «Chiedo aiuto a Ratzinger, non a Francesco: non si porti segreti nella tomba»

Emanuela Orlandi, il fratello chiede aiuto a Ratzinger: «Non si porti segreti nella tomba»
Emanuela Orlandi, il fratello chiede aiuto a Ratzinger: «Non si porti segreti nella tomba»
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Lunedì 22 Giugno 2020, 16:57 - Ultimo aggiornamento: 21:31

«Il mio appello a fare giustizia e a darci verità lo rivolgo non a Francesco, Papa che so essere chiuso nei confronti della vicenda di Emanuela, ma a Ratzinger, che ancora indossa la veste bianca, è ancora Papa Benedetto ed era vicinissimo a Giovanni Paolo II: ora, che a 93 anni si avvicina al Padre, se sa qualcosa, abbia un rigurgito di coscienza e lo dica, non si porti segreti nella tomba come Wojtyla». Lo dice all'Ansa, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela nel giorno in cui ricorrono i 37 anni dalla scomparsa della ragazza.

Torna a farsi sentire Pietro Orlandi, il fratello che non ha mai smesso di cercarla. Ed oggi che promuove un sit-in in piazza Sant'Apollinare, proprio l'ultimo luogo di Roma dove Emanuela è stata vista il 22 giugno del 1983, Orlandi lancia un nuovo appello per fare luce sul mistero insoluto della ragazza allora 15/enne, rivolgendosi, però, sorprendentemente, non a papa Francesco, ma al Papa emerito, Benedetto XVI.

«Io mi auguro - aggiunge - che abbia una vita lunga, gli faccio ogni augurio. Negli anni del pontificato Benedetto è stato sempre molto tiepido con noi ma ora qualcosa potrebbe cambiare, io gli chiedo di dire quello che sa. Mi piacerebbe avere un contatto con lui, mi piacerebbe incontrarlo, so che è ancora più difficile che incontrare papa Francesco ma almeno, ripeto, se sa qualcosa che lo dica». 


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Orlandi ricorda anche che la famiglia, assistita dall'avvocato Laura Sgrò, ha chiesto al Vaticano l'apertura di una inchiesta formale per la scomparsa della ragazza (l'inchiesta aperta e poi archiviata senza esiti era stata avviata in Italia) e che lui stesso si aspettava di essere sentito come testimone: «Avevo preso accordi - dice ora -, anche rispetto all'invio dei miei documenti e ai precedenti verbali dell'inchiesta italiana. Si era fatto sentire con me anche il precedente comandante della Gendarmeria vaticana. Mi avevano promesso collaborazione. Ero convinto di venire chiamato da un momento all'altro ma fino ad oggi, nulla. Persino la nostra avvocatessa, non è mai stata ricevuta dal pm Milano».
 


Per quanto riguarda, invece, la vicenda delle ossa del Cimitero Teutonico, all'interno del Vaticano, secondo Orlandi «da parte vaticana si è trattato di un esame molto veloce e sbrigativo su 26 sacchi di ossa rinvenute nel Teutonico e attribuite ad epoca ottocentesca. Fatto del resto, piuttosto normale, cioè la presenza di un ossario in un camposanto». Quello su cui invece non è stata fatta luce, a suo parere, sono i reperti ritrovati in prossimità delle due tombe indicate dall'avviso anonimo da cui era partita l'istanza di richiesta di rilevazioni al Teutonico. Ma il sospetto, più che altro, fa capire Orlandi, è proprio sul fatto che le due tombe nel camposanto, appartenenti a due principesse germaniche dimoranti, siano state rinvenute già vuote al momento della apertura formale. «Abbiamo fatto delle richieste per avere le planimetrie - spiega - per capire se magari erano stati fatti dei lavori in quell'area, ma non ci è mai stato risposto». 

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