Zanardi, il medico del Motomondiale Costa: «Non corre i rischi di Schumacher, può farcela»

Alex Zanardi, l'amico e medico Claudio Costa: «Trauma gravissimo, ma voglio essere ottimista»
Alex Zanardi, l'amico e medico Claudio Costa: «Trauma gravissimo, ma voglio essere ottimista»
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Martedì 23 Giugno 2020, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 13:07

«Il trauma subito da Alex Zanardi è gravissimo e lo dimostrano le oltre tre ore di intervento neurochirurgico, ma voglio essere ottimista». A parlare è il dottor Claudio Costa, il medico che per oltre 30 anni si è occupato dei piloti del Motomondiale con l'invenzione della clinica mobile, ma anche e soprattutto l'artefice della rinascita di Alex Zanardi dopo il terribile incidente del 2001. Il dottor Costa non ha esitato a raggiungere Siena dopo aver appreso, venerdì scorso, la notizia dell'incidente in handbike.

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Intervistato da Il Messaggero, Claudio Costa ha spiegato: «Voglio essere ottimista, nella terapia intensiva dell'ospedale di Siena ci sono medici di grande valore e so che Alex Zanardi è un guerriero che ha già cominciato la sua partita per la rinascita. Credo che ce la possa fare, in questo momento drammatico concedetemi questo sogno: forse sono troppo ottimista, ma potrebbe anche andare alle Olimpiadi di Tokyo».
 

 


Il dottor Costa ha poi parlato del quadro clinico di Alex Zanardi: «La situazione viene accostata a quella di Michael Schumacher, è un'analogia comprensibile ma da quanto mi risulta, dati anche i parametri cerebrali, credo che i medici di Siena siano abbastanza tranquilli. La situazione forse è meno grave e me lo auguro: quando arriverà il momento di svegliarlo, vedremo in che condizioni è il cervello ma a me sembra che, tutto sommato, abbia reagito molto bene».

Claudio Costa passa poi a raccontare un aneddoto su Alex Zanardi: «A due mesi dall'incidente di Berlino nel 2001, con i monconi ancora parzialmente aperti e le arterie non ancora chiuse, col rischio di emorragie, mi chiese di metterlo in piedi al Motorshow perché dovevano consegnargli il Casco d'Oro e, fatalmente, doveva essere Michael Schumacher a farlo. Gli chiesi di darmi cinque minuti, mi stesi sulla poltrona e cominciai a pensare a come aiutarlo, perché non potevo dirgli "Non si può", non è una risposta contemplabile con lui. L'unica soluzione erano le protesi e l'aiuto di un fisioterapista, alla fine a dicembre a Bologna Alex era sul palco, in piedi e sorridente. Disse: "Questo è il primo passo per la vittoria più importante della mia vita". Erano passati solo due mesi e mezzo dall'incidente».

«Per aiutare un campione a superare traumi così pesanti, occorre stargli vicino e ascoltare con attenzione cosa dice la sua anima, specialmente se quell'anima non riesce a parlare» - conclude il dottor Claudio Costa - «La mia anima vorrebbe dire una cosa sola ad Alex Zanardi, appena possibile: "Adesso andiamo alle Olimpiadi di Tokyo"».

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