Assalto a Capitol Hill, Trump sempre più isolato. Il Congresso proclama Biden presidente

Assalto a Capitol Hill, Trump sempre più isolato. Il Congresso proclama Biden presidente
di Giammarco Oberto
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Venerdì 8 Gennaio 2021, 06:00

Alle quattro del mattino la fronte del vicepresidente Mike Pence, quella su cui si era posata la mosca più famosa d’America durante il duello televisivo con Kamala Harris, è imperlata di sudore ma la voce suona ferma. «Non avete vinto, la violenza non vince mai».

L’America è addormentata quando il Congresso proclama Joe Biden 46° presidente degli Stati Uniti: 306 voti per i democratici, 232 per i repubblicani. È la fine di Trump. Già scritta ma arrivata dopo uno choc che non ha precedenti nella storia del grande Paese. E che avrà strascichi per mesi e mesi. Trump è presidente fino alle ore 12 del 20 gennaio, poi giureranno Biden e Harris: riceveranno in eredità un Paese spaccato. «Anche se sono totalmente in disaccordo con il risultato delle elezioni ci sarà una transizione ordinata verso il 20 gennaio» ha rassicurato attraverso una nota della Casa Bianca il presidente uscente. Ma a Washington la tensione resta alta e per evitare sorprese è stato dichiarato fino al 21 gennaio lo stato di emergenza, con seimila uomini della guardia nazionale mobilitati a proteggere i luoghi chiave della vita democratica della Nazione. Anche perché Trump continua a non ammettere la sconfitta: «È la fine del più grande mandato della storia presidenziale, ma è solo l’inizio della nostra lotta per rendere l’America di nuovo grande» il suo messaggio ai fedeli.

Che però si assottigliano sempre più, almeno ai vertici del partito repubblicano. Perfino la portavoce personale di Melania Trump si è dimessa. Il senatore repubblicano Lindsey Graham lo ha scaricato con un breve discorso irridente. Alcuni suoi ministri vorrebbero perfino ricorrere al 25° emendamento - che prevede la rimozione del presidente qualora «non sia in grado di adempiere ai suoi doveri» - e affidare il Paese a Mike Pence fino alla transizione del 20 gennaio.

L’assalto delle falangi aizzate mercoledì mattina da Trump è costato quattro morti: la 35enne veterana dell’Air Force, fulminata da un agente mentre cercava di scavalcare una finestra sfondata ed entrare nell’emiciclo del Parlamento, e altre tre - due donne e un uomo - su cui la polizia del Campidoglio mantiene il riserbo fino all’autopsia. I feriti sono tredici, gli arrestati sono 68 (per ora). «Un’insurrezione», l’ha definita Biden. Edificio vandalizzato, manifestanti stravaccati perfino sulla scrivania della speaker della Camera Nancy Pelosi e sullo scranno più alto dell’aula. Diversi parlamentari hanno puntato il dito contro la polizia, che non avrebbe impedito ai militanti trumpiani di violare il tempio sacro della democrazia Usa. Presidiatissimo invece mesi fa quando in piazza c’erano i manifestanti di Black Lives Matters.

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