Vito, da oss a paziente Covid: «Un inferno, vaccinatevi: io malato per un anno e semiparalizzato»

L'uomo, a causa di complicazioni legate al Covid, oggi è semiparalizzato

Vito, da oss a paziente Covid: «Un inferno, vaccinatevi: io malato per un anno e semiparalizzato»
Vito, da oss a paziente Covid: «Un inferno, vaccinatevi: io malato per un anno e semiparalizzato»
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 13:36

Da operatore sociosanitario a lungodegente Covid. Questo il calvario di Vito Scarparo, 59enne di Anguillara Veneta, operatore sociosanitario nel pronto soccorso dell'ospedale di Piove di Sacco (Padova) dal 2017. Dal novembre 2020, quando fu contagiato, è iniziato un vero e proprio incubo, con una lunga serie di complicazioni che lo hanno costretto a più ricoveri.

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A raccontare la storia, al Gazzettino, è lo stesso Vito Scarparo, contagiatosi alla fine di novembre 2020, quando i vaccini non erano ancora disponibili e nonostante avesse utilizzato tutti i dispositivi di protezione individuale. «Scoperta la positività sono rimasto a casa mia a Cavarzere, ma le mie condizioni di sono aggravate e sono stato ricoverato il 6 dicembre a Piove di Sacco, con una forma febbrile» - racconta l'operatore sociosanitario - «Tornato a casa ancora positivo, il 18 dicembre accusai una forte tachicardia e fui ricoverato di nuovo in ospedale, scoprendo anche di avere una embolia polmonare poco prima di Natale».

La negativizzazione arriva ufficialmente il 10 gennaio scorso, ma i problemi non finiscono qui.

Prima un blocco delle vie urinarie che viene superato, poi il ritorno al lavoro a metà febbraio e, una settimana dopo, un nuovo problema: «Sentivo un continuo formicolio ai piedi, non riuscivo a camminare e fui ricoverato nel reparto di Neurologia. La diagnosi fu ancora peggiore delle precedenti: mielite da Covid e due mesi di ricovero tra Neurologia e Riabilitazione. Praticamente il Covid mi aveva paralizzato gli arti inferiori. I medici e i colleghi sono stati fantastici: non solo mi hanno curato, ma mi hanno anche supportato psicologicamente in un periodo davvero frustrante».

Tornato a casa dopo l'ennesimo ricovero, Vito Scarparo è ancora convalescente ma è circondato dall'amore della moglie e dei due figli. «Mi sento come un germoglio che lentamente cresce e si sviluppa, una sorta di seconda vita che il Signore mi ha dato e non vedo l'ora di tornare a lavorare a Piove di Sacco, dove sono dal 2017 dopo aver lavorato in alcune Rsa di Padova» - racconta ancora l'operatore sociosanitario - «Voglio fare un appello: vaccinatevi. Sono sempre stato per la libertà di scelta, ma credetemi, il vaccino è l'unica arma che abbiamo a disposizione. Se avessi contratto il virus dopo il vaccino, non avrei patito tutte queste conseguenze. Sono grato a tutti: medici, infermieri, operatori sociosanitari e barellieri dell'ospedale dove in questi mesi mi sono ritrovato dall'altra parte della barricata. Un mix di professionalità e umanità, ingredienti necessari con il Covid e la chiusura delle visite nei reparti».

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