Torino, violentata e picchiata in una roulotte da due pastori: la sentenza

La pm di Torino ha messo sotto intercettazione sia il pastore romeno (ora in carcere), sia la donna, sua connazionale

La vicenda della donna che nel 2011 era stata picchiata e violentata da due pastori suscita dubbi dopo la sentenza
La vicenda della donna che nel 2011 era stata picchiata e violentata da due pastori suscita dubbi dopo la sentenza
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Giovedì 21 Aprile 2022, 22:13 - Ultimo aggiornamento: 22:42

Sequestrata, violentata e picchiata. L'orrore che ha subìto una donna nel 2011, oggi ha avuto giustizia. In quella roulotte, parcheggiata in Val Chisone, alle pendici del massiccio dell'Orsiera Rocciavré, Torino, l'hanno portata due pastori, un romeno e un italiano. Come riporta la Stampa, il primo è stato condannato in via definitiva a una pena di quasi 9 anni di carcere, in abbreviato. Il secondo, 66 anni, è stato invece assolto per la seconda volta dall’accusa di riduzione in schiavitú, dalla Corte d’Assise d’appello di Torino. Una sentenza che suscita dubbi. 

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I giudici hanno disposto il rinvio degli atti alla procura con l'accusa di falsa testimonianza nei confronti della donna, già rinviata a giudizio dalla procura di Asti per calunnia. Per lei, il processo si aprirà il 7 dicembre.

Dopo la sentenza di primo grado che proscioglieva l’imputato italiano, la pm di Torino Elisa Pazè ha messo sotto intercettazione sia il pastore romeno (ora in carcere), sia la donna, sua connazionale. 

Dunque, seconso il pm Pazé il quadro emerso presenta troppe contraddizioni da parte della donna, al punto da trasmettere gli atti alla procura di Asti per procedere per il reato di calunnia nei confronti della donna. I dubbi emersi si rifanno al racconto della donna che ha detto di essere lontana parente del pastore romeno, il quale l’aveva invitata in Italia per un lavoro da badante.

Ma, una volta arrivata, è stata accompagnata nella roulotte e  costretta a violenze sessuali da entrambi i pastori.

Una volta libera era tornata in Romania, ma quando è rientrata in Italia aveva rincontrato il pastore italiano con il gregge di pecore e aveva deciso di denunciare tutto. Sulla base del suo racconto i due erano stati arrestati e il parente romeno era stato anche condannato in via definitiva. Ed è proprio in aula che i fatti non coincidevano, non permettendo di ricostruire dinamiche e circostanze precise. Così, il pg Fiore aveva chiesto la condanna dell’imputato a 12 anni, ma la Corte d’Assise l’ha assolto.

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