Violenza su una ragazzina di 14 anni, la mamma inchioda il suo convivente

Violenza su una ragazzina di 14 anni, la mamma inchioda il suo convivente
di Teodora Poeta
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Sabato 15 Dicembre 2018, 11:25 - Ultimo aggiornamento: 11:35
Ci sono volute quasi due ore di camera di consiglio per emettere la sentenza di condanna a 5 anni e 8 mesi di reclusione e 10mila euro di provvisionale per la parte civile nei confronti di un 39enne indonesiano che avrebbe violentato una bambina, incapace di difendersi in qualsiasi modo e resistere al suo orco, figlia di una donna residente a Teramo che all’epoca era la sua convivente. Una bambina che dormiva nella sua cameretta colorata tra i libri di scuola e i giochi che amava, alla quale il suo patrigno ha spezzato ogni sogno d’infanzia. Una storia che comincia proprio in quella cameretta, dove la minore, infra 14enne, avrebbe dovuto giocare e studiare, ma ha trovato invece il più terribile dei suoi incubi. E lì, infatti, che il compagno della madre avrebbe cominciato ad avvicinarla, di notte, mentre tutti in casa dormivano e neanche la mamma della piccola si sarebbe accorta dell’assenza del proprio compagno nel loro letto matrimoniale.

Così sarebbe iniziato l’approccio, terminato in una vera e propria violenza sessuale passata per messaggi attraverso i quali lui chiedeva alla bambina di restare da sola. I fatti contestati al 39enne, contumace a processo, risalgono ad un periodo che va dal 2014 al 2015. Ad un certo punto fu la stessa bambina a confidarsi con una maestra di scuola. A far crollare, così, il muro di silenzio che aveva eretto come protezione attorno a sé. Ma quando si mise in moto la macchina degli assistenti sociali, la mamma capì che anche i suoi sospetti erano fondati. In casa c’era qualcosa che non andava tant’è che lei stessa aveva iniziato ad avvicinare la figlia per capire l’origine di quel malessere che la bambina mostrava quando stavano tutti assieme.

La verità è stata sconvolgente. Un racconto che nessuna mamma vorrebbe mai sentire. Secondo la bambina il patrigno in almeno un paio di occasioni si sarebbe presentato nella sua cameretta di notte. In particolare, si sarebbe anche masturbato davanti alla minorenne e le avrebbe inviato più volte immagini pornografiche che la ritraevano tramite whatsapp oltre a messaggi nei quali la invitava a dormire da sola proprio per poter poi approfittare di lei. Dopo la denuncia della mamma alle forze dell’ordine il fascicolo all’epoca andò sul tavolo del pm Irene Scordamaglia, passata poi in Cassazione, la quale all’esito delle indagini chiese prima la misura del divieto di avvicinamento dell’uomo e successivamente il processo. Al 39enne sono stati contestati sia la violenza sessuale, aggravata dall’età della bambina al momento dei fatti minore di 14 anni e dall’abuso di relazioni domestiche e di coabitazione, sia la corruzione di minorenne aggravata e il reato di molestie. Si parla di palpeggiamenti, ma anche di rapporti intimi veri e propri confermati, a quanto pare, anche da un medico che visitò la bambina. In fase di indagini preliminari la prova venne cristallizzata con un incidente probatorio e la minore anche in fase dibattimentale, tutto a porte chiuse per la delicatezza del tema trattato, è stata sentita. A costituirsi parte civile la madre con l’avvocato Eugenio Galassi. Mentre la difesa, sostenuta dall’avvocato Giacinta Cingoli, in attesa delle motivazioni che usciranno tra 90 giorni, già annuncia il ricorso in Appello.
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