Coronavirus, il vicesindaco italiano ricoverato a New York: «100mila dollari per due settimane, per fortuna avevo l'assicurazione»

Coronavirus, il vicesindaco italiano ricoverato a New York: «100mila dollari per due settimane, per fortuna avevo l'assicurazione»
Coronavirus, il vicesindaco italiano ricoverato a New York: «100mila dollari per due settimane, per fortuna avevo l'assicurazione»
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Venerdì 16 Ottobre 2020, 15:22

Francesco Persico ha 33 anni e non è solo il vicesindaco di centro-destra del suo piccolo paese, Azzano San Paolo (Bergamo). È anche un operaio ed elettricista specializzato, che tra febbraio e marzo si era recato per lavoro a New York ma aveva iniziato a manifestare i sintomi del coronavirus e si era ritrovato ad essere il primo ricoverato con Covid dell'ospedale Mount Sinai, dove ha sperimentato sulla propria pelle il sistema sanitario privato degli Stati Uniti.

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A distanza di oltre sette mesi, Francesco Persico, che doveva partecipare alla demolizione di un edificio e alla costruzione di un grattacielo, ha raccontato la sua esperienza al Corriere della Sera. «All'inizio avevo questa febbre che non passava neanche con la tachipirina. Dopo 3-4 giorni mi sono sentito meglio, poi ho avuto una ricaduta peggiore. Credo di essere stato il 'paziente zero' dell'ospedale, non erano preparati e mi hanno lasciato mezz'ora sull'ambulanza prima di portarmi nel reparto di malattie infettive. Nella mia stanza entravano protetti ma poi, li vedevo dal vetro, si cambiavano in corridoio. Mi hanno trasferito in terapia intensiva, con la maschera dell'ossigeno» - spiega l'elettricista e vicesindaco - «Sono stato dimesso il 25 marzo e la loro prima domanda è stata "Con cosa paga?". Per fortuna, e ringrazio la mia azienda, la Automazione 2001, ero assicurato. Il trasporto in ospedale in ambulanza è costato 2500 dollari per circa 800 metri percorsi e 8000 dollari al giorno in terapia intensiva, per un totale di oltre 100mila dollari. C'era una clausola che esentava l'assicurazione dal pagamento se l'Oms avesse dichiarato la pandemia globale, la mia fortuna è stata essere ricoverato prima».

Tornato in Italia il 4 aprile, Francesco Persico si è sottoposto a due tamponi, il 15 e il 22 dello stesso mese. In quel periodo, è rimasto in isolamento senza poter vedere la famiglia. «Mia mogle si era trasferita dai genitori, ho rivisto mia figlia dopo due mesi. Il fastidio più grande è chi prende questo virus alla leggera, come i negazionisti: non ci sono passati, per forza. Ad Azzano San Paolo abbiamo poco più di settemila abitanti e in tre mesi ci sono stati 100 morti» - spiega ancora il vicesindaco - «Quando sono stato dimesso dall'ospedale non mi hanno fatto neanche il tampone, ho imparato una cosa: nonostante le polemiche, l'Italia sulla gestione dell'emergenza non ha nulla da imparare dagli Stati Uniti, siamo più seri e capaci».

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