Alfredino Rampi, a "Oggi è un altro giorno" Angelo Licheri e il tentativo di salvarlo a Vermicino: «Cos'è successo nel pozzo»

A “Oggi un altro giorno” Angelo Licheri, il soccorritore sardo che ha tentato di salvare il piccolo Alfredino Rampi
A “Oggi un altro giorno” Angelo Licheri, il soccorritore sardo che ha tentato di salvare il piccolo Alfredino Rampi
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Giovedì 10 Giugno 2021, 15:57 - Ultimo aggiornamento: 17:00

A “Oggi un altro giornoAngelo Licheri, il soccorritore sardo che quarant’anni fa è arrivato a rischiare la sua vita per tentare di salvare il piccolo Alfredino Rampi, bambino di soli sei anni caduto in un pozzo a Vermicino. Al suo fianco lo scrittore Massimo Gamba, autore di un libro sull’accaduto, “L’Italia nel pozzo”.

A “Oggi un altro giorno” Angelo Licheri, il soccorritore di Alfredino Rampi

Massimo Gamba, autore di un libro “L’Italia nel pozzo”, ha riassunto a "Oggi è un altro giorno" quanto accaduto al piccolo Alfredo Rampi: “Il 10 giugno Alfredino scompare, circa alle 7 di sera. Verso le 10 le forze dell’ordine sentono delle voci provenire dalla terra e scoprono che il piccolo è finito in un pozzo artesiano. Sembrava un banale incidente, ma è stata una situazione difficile da gestire. Hanno fatto un grande errore, per prima cosa hanno provato a lanciare una tavoletta per farlo aggrappare, che si è incastrata ed è diventata un tappo. Ora dopo ora le cose peggioravano ma c’era un ottimismo diffuso. Hanno cercato di scavare un pozzo parallelo, sconsigliato dagli speleologi, ma il piccolo era circa a 30 metri di profondità e la realizzazione ha preso più di due giorni di tempo. Arrivati a destinazione però si accorgono che Alfredino era scivolato di ulteriore 30 metri, da lì si è cominciato a capire che le speranze non erano troppe. A quel punto l’unica possibilità era far entrare in azione le persone e sono arrivati volontari come Angelo Licheri”.

Angelo Licheri, oggi in una casa di riposo a Nettuno, ha ripercorso i fatti: “La notizia l’ho saputa la mattina andando al lavoro.

Sono tornato a casa e mia moglie, conoscendomi, aveva già capito che sarei partito, tempo prima infatti era scoppiato un incendio ed ero intervenuto per salvare alcuni bambini”.

Angelo Licheri ha deciso di partite, si è calato nel pozzo ed è riuscito a parlare con Afredino. “Vengo imbracato, sono rimasto in mutande e canottiera per scivolare meglio e sono sceso nel pozzo di soccorso insieme a un pompiere. Poi da lì ho raggiunto quello in cui c’era Alfredino, cercando di trovare spazio fra le rocce che sporgevano. Era a 64 metri di profondità, sono riuscito a togliergli un po’ di fango da occhi e bocca, gli ho liberato le mani ma purtroppo le ginocchia erano incastrate. Ho provato a prenderlo, prima con la cinghia poi sotto le ascelle, ma non c’è stato niente da fare”.

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