Vaccino anti covid ai bambini: è giusto o no somministrarlo? L'ex direttore Ema: «Ecco perché è indispensabile»

«Numero infezioni pediatriche in crescita, oltre 13mila casi in meno di 2 settimane»

Guido Rasi, l'ex direttore esecutivo dell'Ema, parla del vaccino anti covid in età pediatrica, sottolineando che è importante che i bambini lo facciano
Guido Rasi, l'ex direttore esecutivo dell'Ema, parla del vaccino anti covid in età pediatrica, sottolineando che è importante che i bambini lo facciano
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Lunedì 25 Ottobre 2021, 20:10 - Ultimo aggiornamento: 20:38

«Numero infezioni pediatriche in crescita, oltre 13mila casi in meno di 2 settimane»: lo afferma l'ex direttore esecutivo dell'Ema, Guido Rasi, che sul quotidiano 'Sanità Informazione' fa chiarezza su quanto sia indispensabile la vaccinazione contro il covid 19 sui bambini. «Proteggerà direttamente adulti e bambini» rivela Rasi, direttore scientifico di Consulcesi e consulente del commissario Figliuolo in tema vaccini.

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«Se riuscissimo ad avere un approccio senza pregiudizi, cercando informazioni fattuali per giungere ad una decisione razionale - spiega - probabilmente inizieremmo ponendoci le seguenti domande: esiste un rischio Covid per i bambini? Il rischio del vaccino sarebbe superiore al rischio del Covid-19? I bambini inoltre crescono ed evolvono velocemente, quindi: questo rischio è differente nelle varie fasce d'età attualmente in studio, ovvero da 6 mesi a 2 anni, da 2 a 5 anni, e da 5 a 11 anni? Ed infine: i bambini costituiscono un pericolo di infezione per il resto della popolazione? Le prime allarmanti segnalazioni di una crescita di infezione tra i bambini - rileva l'esperto - sono arrivate all'inizio dell'estate dagli Stati Uniti, prevalentemente nella fascia 5-11anni. Il numero delle infezioni pediatriche ha progressivamente superato quello della popolazione sopra i 65 anni, oramai sufficientemente vaccinata. Purtroppo all'aumento delle infezioni è corrisposto un rapido aumento delle ospedalizzazioni e dei decessi, triplicato rispetto al picco invernale, anche nei bambini senza concomitanti patologie note».

«In Italia la situazione sta seguendo la stessa evoluzione anche se su una scala ridotta - osserva l'esperto - forse dovuta alla minor circolazione del virus ed ai migliori risultati della campagna vaccinale. Tuttavia, l'allarme è suonato anche qui. Nel periodo 13-26 settembre 2021, nella popolazione 0-19 anni l'Istituto superiore di sanità riporta 13.352 nuovi casi con 125 ospedalizzati, inclusa la terapia intensiva, e un decesso.

Inoltre - evidenzia - i 35 decessi totali fino ad oggi riportati in età pediatrica mostrano una sostanziale omogeneità per fasce d'età»

«Complessivamente - prosegue Rasi - vi è ormai sufficiente evidenza in letteratura che Covid-19 in età pediatrica presenti le stesse manifestazioni cliniche dell'adulto, incluso il Long Covid e la 'sindrome infiammatoria multi-organo'».

«Riguardo al rapporto beneficio-rischio - prosegue l'esperto nella sua analisi - naturalmente si dovranno aspettare i risultati degli studi attualmente in corso, limitati alle fasce 6 mesi-2 anni e 5-11 anni. Per quanto riguarda la fascia sotto i 6 mesi, la Società italiana di pediatria si è già espressa favorevolmente in linea teorica, ma in assenza di studi clinici l'unica alternativa possibile è quella di vaccinare la mamma, approccio già dimostratosi efficace e sicuro».

«Queste osservazioni - puntualizza l'ex direttore Ema - sarebbero di per sé sufficienti a decidere di vaccinare tutti i bambini sotto i 12 anni. Bisognerà quindi solo aspettare il responso dell'Ema per verificare il rapporto beneficio/rischio e la disponibilità del vaccino in dose pediatrica. Tuttavia - ricorda Rasi - è importante ed etico essere consapevoli che una popolazione pediatrica non immunizzata costituirebbe sia un pericolo per il resto della popolazione sia un'occasione d'oro per il virus di circolare e favorire l'insorgenza di nuove varianti. Sappiamo infatti che solo una copertura di circa l'85% della popolazione ci garantirebbe il ritorno alla vita (quasi) normale. Abbiamo anche imparato che questo 85% deve essere omogeneo per fasce di popolazione e per territorio».

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