«Toninelli, serve solo un c*** di ponte»: il post su Facebook è virale Guarda

«Toninelli, serve solo un c*** di ponte»: il post su Facebook è virale. E gli sfollati di Genova premono
«Toninelli, serve solo un c*** di ponte»: il post su Facebook è virale. E gli sfollati di Genova premono
di Domenico Zurlo
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Settembre 2018, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 21:56

«Toninelli, serve solo un c… di ponte»​. Un lungo post su Facebook di un giovane di 28 anni di Genova, Simone Pagano, è diventato virale in poche ore, a un mese e mezzo dal crollo del Ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone nel capoluogo ligure. Il post ha totalizzato già quasi 21mila condivisioni, centinaia di commenti e 25mila like.

Ponte Morandi: sfollati da un mese, Andrea e Daniela oggi sposi. «La vita va avanti»

 

 

«Caro Ministro Toninelli, nel quindicesimo secolo, qua a Genova, prendemmo dei sacchi blu che usavamo per custodire le vele delle navi e ci facemmo il primo paio di Jeans. Blue Jeans infatti vuol dire Blu di Genova», esordisce il post. «Pensi, non abbiamo usato i peli di unicorno intrecciandoli con la stoffa degli ombrelloni. Nel 1407, qua a Genova, fondammo un edificio che aveva lo scopo di custodire il denaro dei propri cittadini. La prima banca al mondo è il Banco di San Giorgio. Pensi, non abbiamo creato un edificio mirato alle speculazioni bancarie con cui il suo partito ha proprio un brutto rapporto, non abbiamo usato i draghi per difenderlo e la gente che ci andava non entrava per farsi tagliare i capelli».
 

«So che probabilmente le sfuggirà il motivo di questa prefazione, quindi glielo spiegherò meglio. Noi genovesi siamo pratici. Non ce la stiamo a filare, a raccontare. Noi genovesi facciamo le cose semplici e in poco tempo, perché il tempo è denaro. A noi non ce ne frega assolutamente nulla di avere un ponte “multifunzionale” con una sala giochi, i ristoranti, i bar, i negozi e un parco dove i bambini possono giocare. Ma lei è venuto qua dal Ponte? Si è guardato intorno o guardava solo le telecamere?», dice Simone. «Sul Ponte Morandi ci passavano 25 milioni di mezzi all’anno. Sul Ponte Morandi ci transitava il 100% dei camion da/per il primo porto italiano. Il Ponte Morandi collegava Genova alla Francia, alla Spagna, all’Europa. Il Ponte Morandi non era un “ponte”, era un cazzo di VIADOTTO AUTOSTRADALE lungo 1200 metri».

Genova, una bimba ancora sotto choc: «Ha visto il Ponte Morandi crollare e ora non parla più»


«Genova è una città che muore piano piano, è una città spezzata in due dove per fare 500 metri da Via Fillak a Via Cantore bisogna fare 5km su una strada con una corsia per senso di marcia, oppure 6 km più 7 km d’autostrada. Il comune sta facendo tutto il possibile per migliorare la situazione del traffico ma abbiamo bisogno di quel ponte. In 45 giorni non è stato ancora deciso il commissario, non si sa chi lo paga, chi lo progetta, chi lo costruisce, il suo bel Decreto Genova è stato fermato dalla Ragionerie di Stato perché “molto incompleto”, ma lei sa che a Genova serve un ponte polifunzionale», conclude. «Avanti Ministro, venga tra i cittadini a prendersi la democrazia diretta. Toninelli, un Ponte, serve solo un cazzo di PONTE».

GLI SFOLLATI: VOGLIAMO RISPOSTE E CHIAREZZA Intanto questa mattina Franco Ravera, presidente del Comitato degli sfollati di via Porro, ha lanciato la proposta di protestare a Sant'Ilario sotto la casa di Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle al quale appartiene proprio il ministro Toninelli. «Quella del ponte Morandi è una ferita che va sanata. Noi sfollati siamo la carne viva intorno alla ferita, la parte più dolorante. Poi c'è una zona che piano piano si sta allargando. Se il destino è quello di affondare Genova, il Governo ci sta riuscendo», ha detto all'ANSA Ravera.

«Chiediamo il rispetto dei tempi - spiega Ravera - tempi che lo stesso ministro Danilo Toninelli ci ha dato alcuni giorni fa quando lo abbiamo incontrato qui.
E io oggi vedo che non ci sono risposte». Gli sfollati sono arrabbiati per le lungaggini che devono affrontare per potere tornare nelle case a prendere le loro cose ma anche per il futuro della zona. «Noi vogliamo voltare pagina. Vogliamo iniziare il nuovo anno con una prospettiva e ricominciare la nostra vita. Vorremmo chiarezza, vorremmo sapere di che morte morire. Prima le proviamo tutte, ma se c'è da fare la guerra, faremo la guerra».

© RIPRODUZIONE RISERVATA