«Sta arrivando un’impennata dei contagi. Dopo Gran Bretagna, Irlanda e Germania, arriva anche da noi l’ondata: non sarà facile, dobbiamo fare ancora sacrifici».
Il premier Giuseppe Conte non usa giri di parole per fotografare il futuro prossimo e lascia presagire un’ulteriore stretta delle misure anti contagio. Con altri 12.532 contagi registrati ieri e un tasso di positività salito al 13,6%, la situazione non sembra dare segnali di miglioramento. Aumentano anche i pazienti in terapia intensiva e i ricoveri. Perciò nel provvedimento che detterà le nuove regole in vigore dal 16 gennaio non ci saranno molte concessioni.
RISORSE E SCENARI.
Intanto l’Italia prova ad attrezzarsi per il futuro: dopo le polemiche legate al mancato rinnovo del piano pandemico dal 2006, si sta studiando un nuovo piano per il periodo 2021-2023.
STATO EMERGENZA.
Sulle nuove misure anti contagio che entreranno in vigore dal 16 gennaio, il governo è intenzionato a confermare la linea del rigore. Verrà prorogato lo stato d’emergenza fino al 30 aprile, il coprifuoco dalle 22 alle 5 e confermato il sistema della divisione a colori dell’Italia. Una delle misure su cui si sta lavorando è l’intervento sugli indici di rischio per facilitare l’ingresso in zona arancione delle regioni a rischio alto. L’ipotesi è di abbassare la soglia critica del tasso di occupazione delle terapie intensive e dei posti letto in area medica, fissata ora al 30% e al 40%. Sotto quella soglia si entrerebbe in automatico in zona arancione o rossa.
BAR OUT.
Verrà introdotto il divieto di asporto per i bar dalle 18, con l’obiettivo di evitare assembramenti di giovani. I ristoranti potranno aprire fino alle 18 solo nelle zone gialle mentre la sera resteranno chiusi, così come cinema, teatri, palestre. Invece potrebbero riaprire i musei, ma solo nelle regioni gialle.
ZONA BIANCA.
Verrà prevista anche una nuova “Zona bianca”, alla quale si accederebbe con un Rt sotto 0,50 o con un’incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti. Ipotesi remota, almeno per ora.
COMPUTER SPENTI.
E mentre si moltiplicano le proteste di ristoratori e operatori del turismo e del commercio (i ristori non bastano), il rebus sulla scuola si infittisce. Ieri gli studenti hanno scioperato chiedendo di tornare in aula, sostenuti dalla ministra Azzolina che insiste per riaprire.