Sviene in strada senza documenti: identificata e salvata grazie ai tatuaggi con i nomi dei figli

I carabinieri hanno verificato i rapporti di parentela di 364 persone, acquisendo foto sui social per confrontarle con la donna

Sviene in strada senza documenti: identificata e salvata grazie ai tatuaggi con i nomi dei figli
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Martedì 21 Dicembre 2021, 20:35

Salvata dai tatuaggi con i nomi dei figli. E' successo a Livorno dove una donna è rimasta incosciente per cinque giorni senza che i medici sapessero come aiutarla. Soccorsa priva di sensi in strada senza documenti, la donna è stata identificata da un tatuaggio sul braccio e salvata dai medici del pronto soccorso che con i dati anagrafici sono riusciti a ricostruire la sua cartella clinica. Un tentativo disperato quello dei carabinieri che ipotizzando che i nomi tatuati potessero essere dei figli, hanno setacciato i registri anagrafici e verificato uno ad uno quei nomi tra 364 persone.

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Tutto inizia l'8 dicembre, erano passate da poco le 20 e a seguito di diverse chiamate di cittadini, la donna viene soccorsa vicino a un distributore in preda a convulsioni. All'arrivo del 118, perde conoscenza. Non ha nulla con sé, né documenti, né cellulare. Trasportata in codice rosso all'ospedale viene ricoverata in terapia intensiva. E' grave e ha bisogno di appropriate terapie farmacologiche, tuttavia non si sa l'identità e saperlo è necessario ai medici sia per le cure del caso che per una più accurata diagnosi.

Gli uomini dell'Arma, si mettono al lavoro per cercare di identificarla: la paziente ha due nomi tatuati sul braccio, si pensa possano essere i nomi dei figli.

Da qui parte una certosina ricerca sui registri dell'anagrafe. A Livorno, con uno dei due nomi risultano 364 persone. Ad uno ad uno, vengono verificati i rapporti di parentela dei 364: vengono trovate diverse combinazioni. Vengono acquisite le foto, tramite social e si confrontano con la donna. Alla fine si riesce a identificarla. I medici a quel punto ricostruiscono la storia clinica della donna e individuano la terapia corretta. La donna è rimasta in stato di incoscienza fino al 13 dicembre scorso e ora non è più in pericolo di vita.

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