Fase 2, lo studio britannico: «Con aumento mobilità l'Italia rischia tra i tremila e i 23mila morti in più»

Fase 2, lo studio britannico: «Con aumento mobilità l'Italia rischia tra i tremila e i 23mila morti in più»
Fase 2, lo studio britannico: «Con aumento mobilità l'Italia rischia tra i tremila e i 23mila morti in più»
di Simone Pierini
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Martedì 5 Maggio 2020, 21:09 - Ultimo aggiornamento: 23:19

Con la fase due l'Italia rischierebbe tra i 3mila e i 23mila morti in più a causa del coronavirus. Questo se dal 4 maggio in poi si dovesse produrre un aumento della mobilità delle persone compreso fra il 20 e il 40% rispetto alle settimane di lockdown più severo. Ad ipotizzare questo scenario è uno studio dell'Imperial College London diffuso ieri che ha valutato l'impatto «pessimistico», nel senso peggiore possibile, della ripartenza del nostro Paese. Importante chiarire che si parla di modelli matematici che possono essere condizionati e  variare in base al comportamento assunto dai cittadini nella gestione del distanziamento sociale e dall'organizzazione della mobilità dagli organi di governo locali. 

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La ricerca - realizzata dal team guidato dal professor Neil Ferguson, studioso di modelli matematici applicati alla biologia che con i suoi calcoli convinse a metà marzo il governo britannico di Boris Johnson a cambiare passo verso il distanziamento sociale nella battaglia contro la pandemia - si basa sul fattore mobilità quale punto di riferimento di un più generale cambiamento di «comportamenti collettivi». E calcola - prendendo a campione diverse regioni italiane - due possibili scenari principali: un incremento dei movimenti della popolazione pari al 20% e uno pari al 40%. Nel primo caso prevede un impatto potenziale compreso fra 3mila e 5mila morti in più, azzardando come propria stima 3.700. Nel secondo fra diecimila e i 23mila morti in più, con una stima probabilistica di 18.000.



«Gli scenari esplorati - si legge nel rapporto - presuppongono che la mobilità sia ridimensionata in modo uniforme su tutte le dimensioni, che il comportamento rimanga lo stesso di prima dell'implementazione degli NPI, che non siano stati introdotti interventi farmaceutici e non include la riduzione dovuta dalla trasmissione dalla traccia dei contatti, i test e l'isolamento di casi confermati o sospetti. Alcuni di questi fattori, come la traccia dei contatti, saranno probabilmente  introdotti e contribuiranno alla riduzione della trasmissione; pertanto - precisa il rapporto - le nostre stime dovrebbero essere viste come proiezioni pessimistiche»



«Scopriamo che - prosegue il documento pubblicato - in assenza di ulteriori interventi, anche un ritorno del 20% alla mobilità pre-lockdown potrebbe portare a una ripresa del numero di morti molto maggiore di quanto si sia verificato nell'ondata attuale in diverse regioni. I futuri aumenti del numero di decessi rimarranno indietro l'aumento dell'intensità di trasmissione e quindi una seconda ondata non sarà immediatamente evidente dal solo monitoraggio del numero giornaliero di decessi». 

«I nostri risultati suggeriscono - si legge ancora - che la trasmissione SARS-CoV-2 e la mobilità dovrebbero essere attentamente monitorate nelle prossime settimane e mesi. Per compensare l'aumento della mobilità che si verificherà a causa del rilassamento degli NPI attualmente implementati, l'adesione alle misure di allontanamento sociale raccomandate insieme alla sorveglianza della comunità rafforzata tra cui test dei tamponi , tracciamento dei contatti e l'isolamento precoce delle infezioni sono di fondamentale importanza per ridurre la rischio di rinascita nella trasmissione»

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