Strage di Ustica, lo Stato condannato a risarcire Itavia con 330 milioni di euro. L'ass. piloti: «Una vergogna»

Strage di Ustica, lo Stato condannato a risarcire Itavia con 330 milioni di euro. L'ass. piloti: «Una vergogna»
Strage di Ustica, lo Stato condannato a risarcire Itavia con 330 milioni di euro. L'ass. piloti: «Una vergogna»
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Giovedì 23 Aprile 2020, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 12:02

40 anni dopo la strage di Ustica, una sentenza condanna lo Stato italiano a risarcire la compagnia aerea Itavia, proprietaria del Dc9 che in quel 27 giugno del 1980 esplose in volo. Su quell'aereo viaggiavano 81 persone tra passeggeri e membri dell'equipaggio, che persero tutte la vita: i ministeri della Difesa e dei Trasporti sono stati condannati a pagare 330 milioni di euro per risarcire la compagnia aerea, scrive il Sole 24 Ore.

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A stabilire il risarcimento è stata la Corte d'Appello di Roma con una sentenza pubblicata ieri e che quantifica, su richiesta della Cassazione, il danno aggiuntivo subito dalla società a causa dello stop della flotta aerea e della revoca della concessione successiva alla strage. Nel 2018, infatti, il risarcimento era stato quantificato in 265 milioni da una sentenza definitiva, che però liquidiva solo il danno per la caduta del Dc9.

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A far causa contro i due dicasteri, colpevoli, secondo la sentenza, di non aver garantito la sicurezza dei cieli, sono stati gli amministratori straordinari della società, rappresentata dallo studio dell'avvocato Giuseppe Alessi e ad adiuvandum, in quanto soggetti interessati a sostenerne le ragioni, Luisa Davanzali e Finnat Fiduciaria, soci che insieme rappresentano il 69 per cento della società. La sospensione delle attività di volo per la compagnia Itavia avvenne il 10 dicembre del 1980, mentre con due successivi decreti datati 16 dicembre 1980 e 23 gennaio 1981, l'Autorità aeronautica dichiarò decaduti i servizi di linea e decise la risoluzione delle convenzioni esistenti.

Se l'unico processo penale per la strage di Ustica, quello ai quattro generali dell'Aeronautica accusati di depistaggio (Lamberto Bartolucci, morto nel febbraio scorso, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo), si è concluso con l'assoluzione definitiva e l'esclusione di un abbattimento in volo del Dc9 da parte di un missile, i procedimenti civili sono giunti a una conclusione opposta, quella di un missile che avrebbe centrato in pieno il velivolo civile causandone l'esplosione in volo. Da qui la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti per non aver garantito la sicurezza nei cieli e la condanna a risarcire Itavia con 33,1 milioni di euro, che attualizzati diventano, appunto, 330.

La rivalutazione, scrivono i giudici, «mira a ripristinare la situazione patrimoniale del danneggiato ponendosi nelle condizioni in cui si sarebbe trovato se l'evento non si fosse verificato» e tiene contemporaneamente conto della «natura compensativa del lucro cessante subito a causa della mancata tempestiva disponibilità della somma di denaro dovuta a titolo di risarcimento, la quale, se tempestivamente corrisposta, avrebbe potuto essere investita per ricavarne un lucro finanziario».


ASS. PILOTI: UNA VERGOGNA «Un'incredibile vergogna», ha detto all'Adnkronos Adalberto Pellegrino, ex presidente dell'Associazione nazionale piloti ed esperto storico aeronautico, commentando la sentenza. «Non c'è una sentenza penale che dia la responsabilità dell'incidente a qualcuno - spiega Pellegrino -, nessuno, dopo anni di tribolazioni, sa cosa sia successo esattamente, eppure una certa corrente giudiziaria civile ha stabilito che si tratta di un missile sparato contro il Dc9, senza che si dica da chi o perché sia stato lanciato, ma è da qui che nasce questo maxi risarcimento a spese del popolo italiano».

La «sentenza civile - aggiunge Pellegrino - dice l'opposto di ciò che ha stabilito la sentenza penale, e soprattutto non fa nessun riferimento, e questo è scandaloso, a tutte le commissioni d'inchiesta e alle commissioni formate da illustri membri internazionali, massimi esperti mondiali. Questa decisione è un assurdo italiano, perché in assenza di riscontri certi e obiettivi a galoppare è stata la fantasia, fino a portare a questo mostro a spese del popolo italiano. Scandaloso». 

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