Spostamenti tra Regioni rimandati: confini chiusi dopo il 15 febbraio, ipotesi apertura il 5 marzo

Spostamenti tra Regioni rimandati: confini chiusi dopo il 15 febbraio, ipotesi apertura il 5 marzo
di Simone Pierini
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Venerdì 12 Febbraio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 13:35

Fermi tutti, ancora per un po'. In un limbo di potere con il passaggio di consegne a Palazzo Chigi, il divieto agli spostamenti tra regioni va verso una proroga al 5 marzo. L'attuale Dpcm che blocca il passaggio tra una regione e l'altra anche in zona gialla scade lunedì 15, ma ieri la Conferenza delle Regioni, per voce del presidente Stefano Bonaccini, ha chiesto la conferma del blocco degli spostamenti.


La decisione finale dovrebbero arrivare oggi dopo il Consiglio dei ministri - composto ancora dalla vecchia struttura di governo - che non intende indietreggiare di fronte ai rischi della diffusione del contagio e ai timori per le varianti del virus. Caldeggiano la proroga anche i ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari regionali Francesco Boccia, oltre al viceministro Pierpaolo Sileri, il più aperturista tra le mura istituzionali: nonostante proponga la riapertura dei ristoranti fino alle 22, sostiene che «lo scambio di persone fra le regioni al momento non deve essere permesso» perché «non possiamo permetterci di buttare nel secchio i sacrifici fatti».


In arrivo invece qualche cambio di colore: la Puglia è già tornata gialla dopo la rettifica dei dati sul numero di terapie intensive, la Toscana rischia il passaggio in zona arancione da domenica (in bilico anche la Campania), mentre la situazione dell'Umbria colpita dalle varianti rischia di vedere più concreto l'incubo della zona rossa, già attiva in 50 Comuni della provincia di Perugia e in sei di quella di Terni.

Occhi puntati anche su Molise e Abruzzo.


I NUMERI DEL CONTAGIO.

I casi sono in aumento nelle ultime 24 ore: 15.146 casi positivi su 292.533 tamponi (il tasso di positività sale al 5,1%) e 391 morti. Stabile il numero di malati in terapia intensiva (2126), in calo di 338 unità invece nei reparti ordinari.


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