«Qui ci trattano e ci ammazzano come cani solo perché siamo neri. Basta, non si può morire così per questa tendopoli». Sono infuriati e distrutti dal dolore gli amici e i colleghi di Soumayla Sacko, il 29enne maliano ucciso sabato a San Calogero (Vibo Valentia) da un uomo che, a bordo di una Panda, è sceso e ha fatto fuoco contro un gruppo di migranti che stavano recuperando delle lamiere da una fabbrica dismessa e abbandonata da tempo. In poco tempo si era diffusa la voce che Soumayla stesse rubando da una proprietà privata, ma col passare delle ore, come dichiarano anche i carabinieri che si occupano delle indagini, è emersa una realtà ben diversa.
Vibo Valentia, colpi di fucile contro migranti: un morto
Soumayla, infatti, era un migrante regolare che lavorava come bracciante agricolo ed era attivo nel sindacato Usb. Chi lo ha conosciuto, ora, fa fatica a nascondere il dolore e la rabbia. In queste zone, infatti, nonostante le sbandierate operazioni contro il caporalato, molti migranti vengono sfruttati dai loro datori di lavoro, che solo sulla carta sono tenuti a garantire vitto e alloggio, minacciando anche di confiscare i loro permessi di soggiorno. La maggior parte dei migranti che vivono nelle tendopoli a San Ferdinando, ricostruite dopo il rogo che qualche mese fa uccise Becky Moses, hanno un regolare permesso o lo hanno richiesto ma sono costretti a lunghe attese. «Vorremmo reagire, ma abbiamo paura di ritorsioni, e se poi ci tolgono il permesso di soggiorno?» - spiegano alcuni migranti africani che conoscevano bene Soumayla - «Avevamo deciso di ricostruire tutto con delle lamiere, in modo da non rischiare nuovamente di morire in un incendio».
Per questo motivo Soumayla, sabato scorso, si era recato a San Calogero insieme a Madiheri Drame e Madoufoune Fofana, per recuperare dei materiali e aiutarli nella costruzione. «Ci sapeva fare, ed era sempre disponibile per darci una mano. Non abbiamo rubato a nessuno, sapevamo che quel posto era abbandonato e siamo andati lì. Soumayla non era un ladro, lui una casa ce l'aveva già, era venuto con noi solo per aiutarci» - raccontano i due sopravvissuti all'agguato - «Dopo circa un'ora che eravamo lì, è arrivato quest'uomo in auto che ci ha raggiunto sul tetto, iniziando a spararci, così siamo fuggiti al piano terra ma ha continuato a sparare. Siamo riusciti a strisciare via, ma Soumayla è stato colpito alla testa. Era una faccia conosciuta, l'avevamo già visto in zona».
Come riporta il Corriere della Calabria, il luogo dove è avvenuto l'omicidio è un'area di capannoni abbandonati, aperti solo con lo scopo di ottenere finanziamenti previsti dalla legge 488. Da tempo quell'area era stata sottoposta a sequestro, disposto dalla Procura in seguito al ritrovamento di 135mila tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi. Il procuratore di Vibo Valentia, Bruno Giordano, pur senza sbilanciarsi ha dichiarato in merito alle indagini: «Sappiamo che molti erano infastiditi dalla presenza di migranti nella zona, c'erano state diverse segnalazioni. Che qualcuno possa aver voluto dare una lezione, o un avvertimento, è un'ipotesi possibile». Intanto, oggi il sindacato di cui faceva parte Soumayla oggi ha dichiarato lo sciopero generale. I sindacalisti, però, ora sono concentrati soprattutto nel tenere a bada la rabbia degli amici e dei colleghi del 29enne: «Sì, è stata una vera aggressione, ma adesso dobbiamo stare uniti e non dare a nessuno il pretesto per intervenire contro di voi. Bisogna ragionare con la testa, non con la pancia».
#finitalapacchia
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano...”
Poi vennero a prendere Sacko Soumayla ..#GovernoDelCambiamemto #M5S #Lega pic.twitter.com/x32m1LkqW8— Angelo Bocconetti (@Abocconetti) 3 giugno 2018
Non ci divide la razza, ma la classe sociale. Il tuo nemico non è l'immigrato, ma il capitale#Sacko #Soumayla
29 anni #maliano
uccisone a sfondo politico pic.twitter.com/HPnvInD44i— roberto #antifascista (@roby800) 3 giugno 2018
Quei tre migranti presi a fucilate a San Calogero, Rosarno, Calabria. Forse stavano rovistando dentro una vecchia fabbrica abbandonata.
Sacko Soumayla, 29 anni, dal Mali, è morto questa notte in ospedale.— Niccolò Zancan (@NiccoloZancan) 3 giugno 2018
Sacko Soumayla, ventinovenne maliano, ucciso nel vibonese da un colpo di fucile mentre cercava lamiere in una fabbrica abbandonata.
I miserabili apprendisti del Ku klu Klan italiano e i razzisti della domenica provano a farlo passare per “un ladro”. Vergognatevi.— Luca Telese (@lucatelese) 4 giugno 2018
Sacko Soumayla, 29 anni, per lui la pacchia è finita.https://t.co/XRLtRtWc2x#Salvini #razzismo
— Viola Carofalo (@ViolaCarofalo) 3 giugno 2018