Simona Ventura a processo per evasione: «Io troppo ingenua, mi sono fidata perché di fisco non capisco un tubo»

Simona Ventura imputata per evasione: «Io troppo ingenua, mi sono fidata perché di fisco non capisco un tubo»
Simona Ventura imputata per evasione: «Io troppo ingenua, mi sono fidata perché di fisco non capisco un tubo»
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 19:38 - Ultimo aggiornamento: 19:45

La conduttrice tv Simona Ventura, imputata a Milano per un'evasione fiscale da circa 500mila euro, ha raccontato di essere stata «troppo ingenua», perché si è fidata del lavoro dei professionisti che si occupavano degli aspetti tributari, mentre «io di queste cose non ho mai capito un tubo». Si è difesa così, senza sottoporsi all'esame in aula ma con dichiarazioni spontanee, davanti al giudice della seconda penale Sandro Saba. «Mi trovo ad essere accusata di aver evaso il Fisco, lo trovo profondamente ingiusto, una cosa che anche per me è una vergogna e non ho nessuna colpa», ha detto la Ventura.

Stando alle indagini del pm Silvia Bonardi, tra il 2012 e il 2015 Ventura avrebbe fatto confluire parte dei suoi ricavi e addebitato parte dei suoi costi (tra cui anche quelli per parrucchiere, fiori e gastronomia) ad una società, la Ventidue srl, mentre avrebbe dovuto computare tutto, sia le entrate che le uscite, nella sua dichiarazione dei redditi come persona fisica. Da qui l'accusa contestata di «dichiarazione infedele dei redditi». Al centro dell'indagine ci sono i compensi relativi ad alcuni contratti, siglati soprattutto con tv, sullo sfruttamento dei diritti di immagine. Contratti cosiddetti 'sdoppiatì, molto comuni nel settore fino a qualche anno fa, con una porzione dei compensi pagata direttamente agli artisti e un'altra parte a società a loro riconducibili.

«Sono 34 anni che lavoro nel mondo dello spettacolo e non mi sono mai interessata di aspetti tributari», ha spiegato la conduttrice, difesa dai legali Jacopo Pensa e Federico Papa. «Ho sempre delegato a professionisti - ha proseguito - e lo dico non per scaricare su di loro, ma perché avevo fiducia».

Ha chiarito che a fine anni '90 ha creato la Ventidue srl perché «era normale in questo mondo fare una società per i diritti di immagine, era importante averla perché poteva essere usata anche in altri settori e io ho seguito il consiglio dei professionisti, perché era la prassi». Così parte dei suoi incassi, ha aggiunto, «andava sul mio personale e una parte sulla società, capisco che ciò abbia creato confusione tra personale e società, ma nessuno dei professionisti me l'ha detto». 

L'ex conduttrice di tantissimi programmi, da Quelli che il calcio all'Isola dei Famosi fino al Festival di Sanremo, che è stata anche giudice di X Factor, ha spiegato di aver sempre voluto «pagare tutte le tasse» e quindi ha cercato di versare «il pregresso» con un accertamento «tombale», ma poi si è accorta che «non riusciva a pagare tutto, perché era molto oneroso, ho fatto anche debiti con le banche e ipoteche». Il pm nella scorsa udienza aveva evidenziato, infatti, che la conduttrice «ha smesso di pagare» il debito tributario con tanto di «decadenza» per lei «dal beneficio della rateizzazione». Per la difesa, tuttavia, a Ventura non può essere contestata alcuna evasione, perché da parte sua non c'è stato dolo. Lei, hanno chiarito i difensori, «nulla ha a che fare con questa scelta fiscale operata dai professionisti». Il processo è stato rinviato al 3 marzo per la requisitoria del pm e l'arringa della difesa. Poi, arriverà il verdetto. 

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