Serena Mollicone, il processo: «Voleva denunciare il figlio del generale Mottola per droga»

Serena Mollicone
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Sabato 17 Luglio 2021, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 13:24

Continuano le indagini sulla morte di Serena Mollicone, la ragazza diciottenne scomparsa a giugno del 2001 e ritrovata poi senza vita qualche giorno dopo nel bosco di Arce. Venerdì 16 luglio ha testimoniato in aula quello che all’epoca era il fidanzato della giovane, sostenendo che Serena, circa una settimana prima della sua misteriosa sparizione, avrebbe voluto denunciare il figlio del maresciallo Mottola per droga.

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Serena Mollicone, l'ex fidanzato: voleva denunciare il figlio del generale Mottola

Serena Mollicone avrebbe voluto denunciare, circa una settimana prima della sua scomparsa, il figlio del generale Mottola per droga. E’ questo quanto riportato da Michele Fioretti, quello che allora era il fidanzato della giovane, nell'aula del Tribunale di Cassino, dove si sta svolgendo il processo per la sua morte: «Il figlio del maresciallo Mottola - gli avrebbe detto la Mollicone - si fa le canne e spaccia, bell’esempio per Arce.

Prima o poi lo vado a denunciare».

Presenti in aula anche i cinque imputati, cioè l'ex comandante della stazione di Arce, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, l'ex vice comandante Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano. I primi quattro sono accusati di concorso in omicidio, per Quatrale si aggiunge l’istigazione al suicidio per la morte del brigadiere Santino Tuzi, mentre Suprano è sotto processo per favoreggiamento.

Serena Mollicone è scomparsa nel giugno del 2001. La diciottenne è stata poi trovata senza vita nel bosco di Arce e i sospetti inizialmente sono stati rivolti dagli investigatori al padre Guglielmo, poi prosciolto dalla Cassazione nel 2006. Le indagini si sono poi spostate sulla caserma di Arce, dove Serena avrebbe avuto una discussione con Marco Mottola e, durante un’aggressione, sarebbe caduta a terra battendo la testa e svenendo. A quel punto i Mottola, pensando alla sua morte, l’avrebbero poi portata nel bosco e infine soffocata con una busta di plastica.

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