Sottraevano materiale alle terapie intensive e lo rivendevano. Il medico choc al telefono: «Ci facciamo una mangiata...»

Sottraevano materiale alle terapie intensive e lo rivendevano. Il medico choc al telefono: «Ci facciamo una mangiata...»
Sottraevano materiale alle terapie intensive e lo rivendevano. Il medico choc al telefono: «Ci facciamo una mangiata...»
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Venerdì 5 Giugno 2020, 14:21 - Ultimo aggiornamento: 14:25

In piena emergenza coronavirus e approfittando della pandemia, sottraevano ai reparti di terapia intensiva materiale per intubare i pazienti, per rivenderlo sul mercato, con ordini di acquisto ingigantiti: è la drammatica storia scoperta dai Carabinieri di Varese e dalla Gdf di Saronno, che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Busto Arsizio (Varese) nei confronti di una farmacista 59enne, Sara Veneziano, dirigente presso l'ospedale di Saronno, e un 49enne di Barlassina (Monza Brianza), Andrea Arnaboldi, amministratore di una società specializzata in dispositivi medici.

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L'indagine è nata da una segnalazione di un dirigente sanitario «responsabile delle farmacie ospedaliere dell'Asst Valle Olona. L'Azienda sanitaria, lo scorso mese di novembre, aveva rilevato una serie di ordinativi anomali partiti dalla farmacia ospedaliera di Saronno a firma della dirigente indagata». Per entrambi gli arrestati «il reato contestato è peculato in concorso. L'uomo dovrà rispondere anche di autoriciclaggio».
 

 

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IL MEDICO: "MI SPIACE PER I PAZIENTI, PERO'..."Il materiale indebitamente sottratto, o con acquisti non necessari o distraendo quello presente in ospedale, secondo le indagini dei carabinieri e dei finanzieri veniva poi consegnato in scatoloni anonimi all'imprenditore di prodotti medicali, che li rivendeva «con regolare fattura» ad altri clienti tra cui anche ignari ospedali. Non era mai abbastanza, per via dell'emergenza, così il medico arrestato non esitava a sottrarlo: «Mi dispiace per i pazienti, però..», afferma nelle intercettazioni «ha chiamato l'Anna (un'addetta, ndR) ...ho detto: mi spiace non ne ho». Successivamente «consegnava all'imprenditore arrestato con lei, le 5» batterie per laringoscopi «che aveva di scorta». Lo si legge nell'ordinanza firmata dal gip, Luisa Bovitutti. 

Il medico, dirigente dell'ospedale nelle telefonate intercorse con il presunto complice, con cui secondo le indagini ha una relazione, chiede insistentemente di far pagare le pile per laringoscopi sottratte «250 euro l'una» vista la carenza. «Sì, sì dai - dice - una bella mangiata un bel regalo, ci compriamo la borsa di Prada».
Tanto che il gip di Busto Arsizio (Varese) che ha coordinato l'inchiesta non esita a definire i due «avidi e dotati di sconcertante cinismo». 

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