Samantha D'Incà ha 30 anni, vive a Feltre (Belluno) e dal novembre scorso è in stato vegetativo all'ospedale San Martino dopo un'operazione ad una gamba. La sua famiglia ha chiesto di staccare la spina, sostenendo che questo fosse il desiderio della ragazza, ma i medici sono contrari e il caso sta per approdare in tribunale.
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La famiglia di Samantha D'Incà sostiene che la 30enne, anche se solo in forma orale, aveva dichiarato più volte di non voler subire alcun accanimento terapeutico. Per questo è stato già intrapreso il percorso per il fine vita, ma c'è stata l'opposizione del Comitato etico dell'Ulss di Belluno. Una vicenda che ricorda molto il caso di Eluana Englaro e che sta per finire in tribunale.
Manuel, il gemello di Samantha D'Incà, a Il Messaggero ha spiegato che la richiesta della famiglia corrisponde al desiderio della 30enne: «Samantha aveva due grandi passioni come la cucina e il mare, ma con lei parlavamo spesso anche della morte.
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La vicenda di Samantha D'Incà ricorda molto quella di Eluana Englaro, ma con una differenza sostanziale: oggi è in vigore la legge 219/2017, che disciplina il fine vita. Il papà di Eluana, Beppino Englaro, ha commentato così il caso: «Senza disposizioni anticipate di trattamento, chiare e inequivocabili per una futura capacità di autodeterminarsi non se ne esce. Purtroppo servono disposizioni scritte, mi dispiace che Samantha non abbia fatto sua questa possibilità che prima non c'era. Bisogna essere consapevoli di quanto sia pericoloso chiamarsi fuori senza lasciare disposizioni anticipate di trattamento, in una situazione di incapacità di autodeterminarsi».