Salvini contestato, il fotografo: «Sono sbottato! Non sopporto sciacallaggio e ipocrisia»

Il fotografo che inveisce contro Salvini ha dichiarato: "Gli ho chiesto di condannare Putin, non ha voluto"

Salvini contestato, il fotografo: «Sono sbottato! Non sopporto sciacallaggio e ipocrisia»
Salvini contestato, il fotografo: «Sono sbottato! Non sopporto sciacallaggio e ipocrisia»
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Martedì 8 Marzo 2022, 21:42

Matteo Salvini contestato duramente dal sindaco Wojciech Bakun. Al suo arrivo nella cittadina polacca di Przemy, al confine con l'Ucraina, il leader del carroccio è stato attaccato e costretto ad andarsene. Il primo cittadino ha mostrato una t-shirt con il volto di Putin e non ha voluto ricevere il segretario leghista per i legami passati con il partito del presidente russo.

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«Quando abbiamo visto il sindaco che tirava fuori la maglietta di Putin, lui che indossava pure una tuta mimetica, abbiamo capito che qualcosa stava succedendo, a quel punto, sia io che il mio collega Marco Salami, e forse un altro italiano, abbiamo iniziato a incalzare Salvini, chiedendogli di indossare quella t-shirt». Sergio Ferri, fotografo in missione umanitaria in Polonia, all'Adnkronos racconta così la contestazione al leader della Lega, Matteo Salvini, scattata questa mattina al confine sud-est con l'Ucraina, dopo che il primo cittadino di Przemysl, Wojciech Bakun, ha rinfacciato all'italiano la sua vicinanza con il leader russo, invitandolo ad andare assieme a lui alla frontiera, che dista una manciata di chilometri, per condannare da lì il numero uno di Mosca.

Il fotografo free-lance piacentino spiega che non ha resistito: «È stato più forte di me, non sopporto lo sciacallaggio e l'ipocrisia - spiega ancora -.

Noi siamo qui perché abbiamo portato farmaci e aiuti agli ucraini», rivendica.

«A un certo punto - racconta - Salvini è venuto verso di noi, io gli ho ricordato quando diceva che due Mattarella non valgono mezzo Putin, e avendolo davanti gli ho chiesto di dire chiaramente di condannare Putin, cosa che lui non ha voluto fare».

La scena continua, Salvini lascia la piazza e si dirige altrove «ma ci sono altri colleghi - dice ancora Ferri - uno spagnolo gli chiede la stessa cosa, con lui Salvini dice che Putin è l'aggressore, è da condannare, almeno così mi raccontano».

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