Francesco Bonini Rettore Lumsa «Nessuna ingerenza del Vaticano, il testo del Ddl Zan da modificare per eliminare ogni ambiguità»

Francesco Bonini Rettore Lumsa «Nessuna ingerenza del Vaticano, il testo del Ddl Zan da modificare per eliminare ogni ambiguità»
Francesco Bonini Rettore Lumsa «Nessuna ingerenza del Vaticano, il testo del Ddl Zan da modificare per eliminare ogni ambiguità»
di Marco Esposito
5 Minuti di Lettura
Giovedì 24 Giugno 2021, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 16:40

«Tutelare le persone, dalla violenza e dall'odio e l'istigazione» senza ambiguità che possano, anche in futuro, mettere a rischio la libertà di espressione. Questa l'analisi di Professor Francesco Bonini Rettore Università LUMSA rispetto a quanto sta accadendo intorno al disegno di Legge Zan, di cui si discute molto in questi mesi, soprattutto ora che la Santa Sede ha conseganto al ministero degli esteri italiani una nota seconda la quale il Ddl potrebbe essere in contraddizione con il concordato. 

Storico e politologo, il professor Bonini insegna Istituzioni e Organizzazioni politiche, lo raggiungiamo per avere una sua opinione sulla nota emessa dalla Santa Sede e sulle possibili conseguenze.

Rettore, cosa ha spinto il Vaticano ad un passo che non ha mai compiuto?

«È un passo che in effetti non ha precedenti dal 1984 ad oggi.

La Segreteria di Stato si è spinta a muovere questo rilievo per alcune questioni che non hanno avuto la giusta attenzione nel dibattito pubblico che si è svolto. È un modo per ricordare come alcuni temi - come la libertà di espressione e di educazione - meritino di essere tutelati più di quanto emerso dal discorso pubblico di questi mesi».

Ci spieghi meglio

«Questa legge ha alcuni aspetti importanti: il primo è quello di voler reprimere qualsiasi atto che violi i diritti e le opportunità delle persone di diverso orientamento sessuale. Punisce anche tutte le espressione di odio e di criminalizzazione nei confronti di queste persone, ma  è repressiva anche verso chi mette in discussione che esista la possibilità radicale di scegliere e mutare la propria natura. Non stiamo quindi parlando solo del proprio orientamento sessuale».

Sta parlando dell'identità di genere?

«Si, intesa come modalità di scelta della propria identità sessuale. Quindi non si discute del solo orientamento sessuale ma anche dell' identità profonda. Il Ddl Zan non si limita a reprimere certi comportamenti di odio e criminalizzazione - come peraltro già previsto dal codice - ma introduce una sorta di cultura gender che non ha per altro riscontri oggettivi. È una cultura appunto e in quanto tale non può essere imposta».

Mi sta dicendo che il Ddl Zan mette a rischio la libertà di espressione?

«II Ddl zan in termini legislativi è ambiguo, cosa che potrebbe arrivare a configurare come lesivo l'espressione di chi si limita ad affermare una visione classica della natura umana. Ovvero coloro che sostengono "Maschio e femmina li creò", come scritto nella Genesi .

Chi propone il disegno di legge lo esclude

«Vero, ma in realtà il testo attuale è scritto in maniera che si presta a interpretazioni diverse. Le leggi sono fatte per durare negli anni: e in prospettiva - al contrario di quanto si dice ora - potrebbe avere questa evoluzione repressiva. E la prudenza vorrebbe che fosse sciolta ogni ambiguità. Inoltre va tenuto conto anche del fatto che nel dibattito pubblico si sono levate molte voci che chiedono di sciogliere questi nodi e di eliminare dal testo qualsiasi formula che possa anche lontanamente sollevare il pericolo di configurare reati di opione».

L’altro tema al centro della nota del Vaticano è quello della scuola

«Esatto. Nell’articolo 7 e più in generale nella seconda parte del ddl è prevista la promozione di una cultura basata sullo sviluppo di tante e diverse forme di orientamento sessuale, anche tramite l'istituzione di una giornata apposita nelle scuole. Anche questa giornata rientra nella propaganda della cultura gender per cui qualsiasi persona non è definita dal genere maschile o femminile. Secondo la nota del Vaticano si tratta di una forma di propaganda di questo tipo di ideologie».

Addirittura

«Non siamo davanti a delle verità scientifica, ma davanti ad ideologie. E questa legge veicola un’ideologia in particolare. E questo è un problema, per cui le ideologie sono legate ad una certa visione del mondo. Non è saggio in una democrazia, che tutela anche nella costituzione la libertà di educazione e la libertà di insegnamento, preferire una cultura rispetto ad un'altra. L'affermazione obbligatoria di un’ideologia nel sistema pubblico della scuola italiana, comprese le scuole parificate - non statali - ma pubbliche, è un vulnus».

Riassumendo?

«Riassumendo le obiezioni della nota vaticana sono formalmente relative agli accordi concordatari, ma sono obiezioni che - anche prima della norma concordataria - sono obiezioni di costituzionalità del disegno di legge. Credo sia assolutamente necessario intervenire nel testo di modo che sia chiara la tutela da ogni forma di odio, evitando al contempo qualsiasi presa di posizione ideologica». 

È possibile come scrive qualcuno, che il Papa non sapesse nulla o che - peggio - abbia lasciato fare?

«Ritengo che sia poco verosimile. Stiamo parlando di atti ufficiali. Pensare che un capo di stato non sappia che cosa faccia il suo ministro degli esteri è assurdo. Soprattutto nello stato del Vaticano che è un sistema di governo molto accentrato».

Eppure la nota stride con la figura pubblica che abbiamo imparato a conoscere del Pontefice

«Papà Francesco ha un approccio molto aperto verso le persone ma molto chiaro verso i grandi temi e soprattutto non va contro la dottrina. Non è una figurina da usare nel dibattito ideologico da parte di alcuni radicali, ma un pastore che si occupa delle persone ma che è chiaro nei principi».

Professore: è un’ingerenza?

«L’ingerenza è qualcosa è un classico del dibattito ottocentesco, novecentesco. La Santa Sede ha usato uno strumento previsto dagli accordi concordatari e lo ha fatto con il massimo rispetto. Non c’è alcun veto diretto, ma è contributo al dibattito. Parlare di ingerenza vuol dire sottrarsi al dibattito nel merito.Non può che esserci una soluzione condivisa, anche per evitare che per ogni cambio di maggioranza ci sia un cambio di legge.

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