Esce e compra 900 libri in un giorno. Una normale giornata del prof collezionista

909 libri acquistati in un pomeriggio dal prof Carlo Serafini
909 libri acquistati in un pomeriggio dal prof Carlo Serafini
di Bianca Francavilla
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Venerdì 13 Settembre 2019, 15:44 - Ultimo aggiornamento: 19:18
909 libri. Comprati un mercoledì pomeriggio qualunque. E portati a casa con la macchina. «Ma non è niente di speciale, lo fanno in tantissimi». Il collezionista di libri che ha condiviso sul web la foto dell'auto da cui i testi sembrano uscire anche dai finestrini è il professore universitario della Sapienza Carlo Serafini. Insegna letteratura italiana contemporanea, ma la sua passione continua anche fuori dall'ateneo. «Le case di oggi sono molto più piccole di quelle di un tempo – racconta Serafini, che a casa ha circa 9mila libri – e diventa più difficile trovare lo spazio per tenerli. Ma ci si può organizzare. Basta mettere librerie fino al soffitto, sotto ai tavoli da pranzo e più file di libri per ogni scaffale».

Quello che, per il prof., è più complicato è tenere sotto controllo il proprio archivio personale. «Il problema è saperli ordinare – continua -. Diventa complicato ricordare dov'è ogni libro. Ho recentemente ricomprato “La noia” di Moravia perché ce l'avevo a casa, ma proprio non mi ricordavo dove. Bisognerebbe archiviarli, ma è un lavoro infinito. Bisognerebbe, ogni sera, classificare elettronicamente per titolo e autore cosa c'è in uno scaffale, così ritrovarlo diventa più semplice». Nell'epoca del digitale i collezionisti di libri hanno luoghi di nicchia dove ritrovarsi. «Io frequento spesso i bookCrossing – spiega –. Sono ovunque e si trovano libri meravigliosi. Accade spesso che la gente non riconosce o non dà peso a un testo con valore. Ho trovato la prima edizione di Pinocchio, con dedica dell'autore a pochissimi euro. E poi ormai ho un giro di conoscenze. Nella generazione precedente alla mia il libro era il mezzo più diffuso di ispirazione e di cultura. Con il passare del tempo i libri che erano importantissimi nell'epoca precedente non lo sono più per le nuove generazioni, che ad esempio Pinocchio lo leggono illustrato non nella prima edizione. È pieno, quindi, di persone che buttano i libri. E lì arrivo io, che seleziono quello che, per me, vale».

E poi, diciamocelo. Prima di arrivare a buttare un libro ci sono molte altre soluzioni da vagliare. «Ho spedito molti libri di critica letteraria in Albania, dove c'è una comunità italiana che apprezza. Ne ho dati molti alle biblioteche di paese, agli istituti e li ho regalati perché no, anche a studenti. Qualche volta, poi, ho fatto degli affari. Avevo un'edizione rara di una raccolta di Morante e Pasolini il cui valore era 500 euro. Purtroppo su internet c'è anche chi non comprende, pensa che se il prezzo dietro la copertina in lire è 35 euro, basta fare la metà in euro e lo vende a quella cifra. Ma il valore è un altro. Ho aspettato che venissero venduti quelli a prezzo fuori standard e ho messo il mio». Ma poi, il mondo dei libri «è un mondo divertente, ma anche faticoso. Acquistare 909 libri in un pomeriggio coinvolge anche il fisico. Occorre pensare a come trasportarli fino a casa e studiare due o tre trucchetti per non arrivare stesi».

È facile immaginare qual è la domanda che si è sentito ripetere più volte il prof: ma tutti questi libri, li ha letti tutti? «L'ho sempre trovata una domanda scema. Come posso aver letto 9mila libri. Ho una famiglia, un lavoro, dei figli. Molti non capiscono e credono che avere tutti questi libri ma non averli letti tutti sia una cosa inutile. Ma è un fatto di collezionismo, hanno un significato, servono a vedere il mondo in maniera diversa e poi trasmettono calore. C'è un rapporto fisico con i libri, che gli ebook possono sognarsi. Alla fine, quelli che hanno significato molto per me sono pochi, e li ho trattati malissimo. Sono rovinati e sgualciti». Ma, si può trasmettere questa passione? «Un padre o un professore deve sedurre e non imporre. Non si può trasmettere una passione a tutti. Si possono gettare dei semi che possono andare su un terreno fertile, o su un sasso. Se poi qualcuno torna indietro e ti racconta di quanto è stato importante il tuo contributo vuol dire che ha funzionato».
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