Covid, i ricordi di chi è morto. Fedi, abiti, fotografie: quei pezzi di vita che la pandemia ha sbattuto in sacchi anonimi

All'Asl di Piacenza una montagna di oggetti delle vittime , L'appello: aiutateci a trovare i parenti

Covid, i ricordi di chi è morto. Fedi, abiti, fotografie: quei pezzi di vita che la pandemia ha sbattuto in sacchi anonimi
di Giammarco Oberto
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 13:00

C’è una fotografia che ritrae tre persone. E un biglietto: «Ciao mammona, stai tranquilla, ci vediamo presto». Non si sa chi siano i tre, ma si sa che quell’augurio non si è avverato. E c’è una coppia di fedi identiche: su una la scritta “Da Pasqualina a Giovanni”, sull’altra “Da Giovanni a Pasqualina”. Chi sono? L’unica certezza è che sono finiti anche loro in terapia intensiva, nei giorni più bui della pandemia, quando tutti eravamo impreparati e negli ospedali nel caos i pazienti morivano a decine ogni giorno. I parenti li vedevano entrare e poi buio, non ne sapevano più nulla né potevano vederli finché non squillava il telefono e una voce annunciava: «Non ce l’ha fatta».

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Il territorio dell’Ausl di Piacenza come specchio dell’Italia dei giorni più drammatici della pandemia.

Solo tra il 20 febbraio e il 30 giugno sono morti 938 pazienti. Quello che è stato recuperato nei reparti ha riempito 500 sacchi. Per restituirli alle famiglie l’Ausl ha attivato una task force, che ha indagato su ogni reliquia. La maggior parte è stata riconsegnata alle famiglie, ma ci sono ancora 60 sacchi pieni di oggetti mai reclamati: erano stati messi in un angolo in un container della protezione civile. Le etichette dicono tutto senza dire niente: “sconosciuto uomo”, “anonima donna”. Quello che contengono racconta di vite spezzate all’improvviso, in solitudine. Orologi, gioielli, cellulari, decine e decine di fedi nuziali, una scatolina bianca con dentro un ciondolo. Vestaglie, camicie da notte, pigiami, dentiere, pochette con cosmetici. Le piccole cose con cui entravano.

«Ce l’abbiamo messa tutta per restituire gli oggetti - dice Gabriella Di Girolamo, dirigente delle professioni sanitarie dell’area territoriale - ma di tanti non abbiamo trovato traccia». Ora la Ausl lancia un appello: «Aiutateci a trovare i parenti delle vittime del Covid per potergli restituire gli oggetti personali dei loro cari».

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