C’è una fotografia che ritrae tre persone. E un biglietto: «Ciao mammona, stai tranquilla, ci vediamo presto». Non si sa chi siano i tre, ma si sa che quell’augurio non si è avverato. E c’è una coppia di fedi identiche: su una la scritta “Da Pasqualina a Giovanni”, sull’altra “Da Giovanni a Pasqualina”. Chi sono? L’unica certezza è che sono finiti anche loro in terapia intensiva, nei giorni più bui della pandemia, quando tutti eravamo impreparati e negli ospedali nel caos i pazienti morivano a decine ogni giorno. I parenti li vedevano entrare e poi buio, non ne sapevano più nulla né potevano vederli finché non squillava il telefono e una voce annunciava: «Non ce l’ha fatta».
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Il territorio dell’Ausl di Piacenza come specchio dell’Italia dei giorni più drammatici della pandemia.
«Ce l’abbiamo messa tutta per restituire gli oggetti - dice Gabriella Di Girolamo, dirigente delle professioni sanitarie dell’area territoriale - ma di tanti non abbiamo trovato traccia». Ora la Ausl lancia un appello: «Aiutateci a trovare i parenti delle vittime del Covid per potergli restituire gli oggetti personali dei loro cari».