In pochi giorni numerose tragedie della strada con giovani vittime. Paolo Crepet, psicologo e sociologo, come si spiega tale aumento di casi?
«Il fenomeno interessa tutta Italia e ritengo sia correlato alla crescita del consumo di alcol, stupefacenti e psicofarmaci, nel nostro Paese. Quando si è ubriachi o drogati i riflessi sono più lenti. C’è una “cultura dell’impotenza”. Quello che oggi manca ai giovani sono esperienze emotive reali, non artificiali, tutto viene spostato su un piano più brutale. Bevono tanto, usano stupefacenti e si pensi anche a risse e stupri. C’è una sorta di anoressia emotiva».
La pandemia, con le conseguenti limitazioni alla socialità, può aver giocato un ruolo?
«Ha aggravato un trend.
Cosa si può fare?
«Servono azioni di contrasto da parte dello Stato. L’eccessivo consumo di alcol si vede, è sufficiente guardarsi intorno. Non basta mettere un’auto della polizia ferma in una piazza frequentata dai ragazzi per risolvere il problema. E si badi, le giovani vittime che vediamo sono perfino poche, perché guardiamo solo le stragi, non la morte dei singoli, magari in motorino».