Palamara a Tg2 Post: «Io uno sfogatoio, non ho mai chiesto favori»

Palamara a Tg2 Post
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Giovedì 25 Giugno 2020, 21:05 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 15:06
«Io uno sfogatoio, non ho mai chiesto favori». Il pm romano, ex presidente dell'Anm, Luca Palamara, finito sotto inchiesta a Perugia, è intervenuto questa sera a Tg2 Post del direttore Gennaro Sangiuliano e condotto da Manuela Moreno. Un processo disciplinare che non coinvolgerà solo Palamara, ma tutti i magistrati che l'8 maggio del 2019 parteciparono con Luca Lotti alla riunione notturna all'hotel Champagne sulla nomina del procuratore di Roma. Si tratta dei cinque consiglieri del Csm Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina, che si sono poi dimessi, e del deputato di Italia Viva Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa.

La procura generale della Cassazione, al termine dei suoi accertamenti, ha chiesto alla Sezione disciplinare del Csm di fissare per loro l'udienza pubblica, in cui dovranno difendersi da due contestazioni: aver tenuto condotte scorrette nei confronti dei colleghi e aver interferito nell'esercizio dell'attività di organi costituzionali.

«Sono giorni difficili dettati dall'amarezza che questa storia ha provocato a cittadini e magistrati fuori dalle correnti, l'udienza disciplinare sarà il luogo dove chiarire fatti e vicende legati alla mia persona», dice Luca Palamara. «Il problema è di metodo su come avvengono le nomine in Italia: il metodo è uno, quello degli accordi, il metodo Cencelli della politica. Negare che nel rapporto tra politica e magistratura ci siano criticità significherebbe negare la realtà», aggiunge il pm romano. 

«Favori non ne ha chiesti mai nessuno» e mai ci sono stati «favori dati in cambio». Afferma al Luca Palamara, aggiungendo che era «visto come un punto di riferimento, una persona a cui chiedere consigli», una «sorta di sfogatoio». Palamara ha parlato di un «dovere di chiarimento pubblico per far capire il mio ruolo». «Io non sapevo di avere il trojan» e il «trojan non scopre la corruzione, non ho mai barattato la mia funzione», sottolinea l'ex presidente dell'Anm, spiegando che il trojan ha scoperto «accordi tra due delle quattro correnti della magistratura». «Io non penso di dover essere radiato dalla magistratura, io mi sento un magistrato e nella sede disciplinare, attraverso tutti i trojan e gli audio richiesti, mi auguro che l'ascolto dei file possa far comprendere quello che è accaduto», continua.

Nino Di Matteo «è stato escluso dalla dna non dalla mia persona, ma dal sistema delle correnti». Ha affermato Luca Palamara sottolineando che riguardo alle chat «si trattava solo di opinioni legate a determinate situazioni» ma non c'era «nessun giudizio negativo» su Di Matteo. 




 
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