Covid, il negazionista pentito dopo il ricovero: «Pensavo che i medici fossero attori»

Covid, il negazionista pentito dopo il ricovero: «Pensavo che i medici fossero attori»
Covid, il negazionista pentito dopo il ricovero: «Pensavo che i medici fossero attori»
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Lunedì 4 Gennaio 2021, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 16:49

«Pensavo che il Covid fosse una montatura e che i medici nei reparti fossero attori pagati per recitare una parte, ora invece sono attaccato all'ossigeno». A parlare è un paziente di 54 anni, residente a Fano (Pesaro-Urbino), che si dice un ex negazionista, pentitosi dopo aver contratto il coronavirus e dopo essere finito in ospedale.

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Daniele Egidi, questo il nome del paziente, racconta la sua storia a Il Resto del Carlino: «Sul Covid non avevo capito niente, o forse non volevo capire. Rifiutavo inconsciamente l'idea che la pandemia fosse grave, minimizzavo culturalmente l'emergenza sanitaria. Dopo aver contratto il virus ho avuto la febbre tra 37 e 38 gradi per una settimana, poi la saturazione era scesa a livelli allarmanti e mi hanno ricoverato.

In ospedale, mentre aspettavo, ho visto passare davanti a me sette codici rossi, tutti per Covid, e lì ho capito che ero stato fuori dal mondo, cieco di fronte alla realtà».

L'uomo, ancora ricoverato in ospedale e non completamente fuori pericolo, non nasconde di essere stato un negazionista: «Mi ripetevo che era una semplice influenza, curabile a casa. Poi è arrivata la polmonite bilaterale, che non mi dà tregua ancora oggi, ed ho capito che per comprendere la gravità della situazione bisogna passarci. In ospedale ho visto che gli ospedali pieni, le terapie intensive al collasso, le persone che muoiono erano la realtà e non immagini televisive montate ad arte». Ripercorrendo il proprio passato, Daniele Egidi, sposato e con un figlio, spiega: «Sono un tecnico informatico, una persona mite e con una cultura nella media. La retorica negazionista può conquistare tutti: nel mio caso, non condividevo la gestione dell'emergenza e pensavo che la pandemia non fosse così grave. Tendevo a sminuire il lavoro di medici e infermieri in prima linea, pensavo fossero attori di una messinscena e al di fuori lavoro tendevo a non mettere la mascherina perché la ritenevo inutile. Sto migliorando ma faccio ancora fatica a respirare, qui ho visto il grande lavoro di medici e infermieri pronti a sacrificarsi, solo in un giorno ce ne sono quattro che sono risultati positivi. Dobbiamo fidarci e affidarci agli altri, non possiamo sempre mettere in discussione quello che ci capita».

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