Napoli, il militare che ha sparato al ragazzo di 16 anni: «Ho urlato subito: sono un carabiniere»

Napoli, la versione dell'indagato: «Ho urlato subito: sono un carabiniere»
Napoli, la versione dell'indagato: «Ho urlato subito: sono un carabiniere»
di Nico Riva
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Lunedì 2 Marzo 2020, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 19:08

Il giovane carabiniere che, con la sua arma da fuoco, ha provocato la morte del 16enne Ugo Russo a Napoli, ha risposto alle domande del pm Simone de Roxas in questa prima fase investigativa, in compagnia del proprio legale. Secondo un comunicato stampa ufficiale, il carabiniere appuntato in licenza a Napoli stava trascorrendo una tranquilla serata sul Lungomare in compagnia della fidanzata, quando due sagome scure si son approcciate per tentare una rapina. Prima di fare fuoco, il carabiniere si sarebbe qualificato, urlando di far parte dell'Arma. Leandro Del Gaudio, su Il Mattino, precisa che «gran parte degli elementi raccolti dipendono dalla sua versione dei fatti, che ovviamente dovrà essere verificata alla luce di autopsia e di possibili immagini dell'agguato». A partire da queste dichiarazioni, si cerca di far luce sui punti oscuri della tragedia di Napoli. 

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Secondo le prime ricostruzioni, tutto è avvenuto intorno a mezzanotte e mezza, tra sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo, in via Orsini, a pochi passi da via Santa Lucia e dal Lungomare. Il carabiniere e la fidanzata erano a bordo della Mercedes del militare, quando due minorenni armati si son avvicinati a loro con fare minaccioso. Senza il tappetto rosso, l'arma dei due baby rapinatori poteva sembrare vera, ma era una replica giocattolo. E' il 16enne, il più piccolo dei due, ad impugnarla e a tentare di rubare l'orologio del carabiniere. Un elemento ancora da verificare potrebbe risultare decisivo per la ricostruzione di quegli attimi fatali: lo scarrellamento della pistola. Il rumore metallico della pistola da parte del giovane rapinatore potrebbe aver spinto il carabiniere a sparare.

Tutto è avvenuto in pochi secondi. Il carabiniere spara tre colpi in rapida successione, e il 16enne si accascia. Morirà poco dopo in ospedale. Il suo complice 17enne, finito ieri agli arresti su ordine della Procura dei minori, ha dichiarato che il militare non poteva sapere che fosse solo un adolescente. Era notte, indossava uno scaldacollo nero e il casco integrale. Ma le indagini devono ancora sciogliere alcuni nodi cruciali. Il procuratore aggiunto Rosa Volpe coordina l'inchiesta. Le indagini, che vedono indagato un giovane carabiniere, oscillano tra il reato colposo e quello doloso. Le ipotesi infatti son molteplici, dall'eccesso colposo di legittima difesa alla possibilità dell'omicidio volontario.

Il 17enne intanto, tramite il suo legale Mario Bruno, ha sostenuto di essere fuggito dalla scena del crimine per paura di essere a sua volta colpito. La situazione è poi precipitata quando i parenti e gli amici del giovane defunto hanno devastato il piano terra dell'ospedale Vecchio Pellegrini. Infine, due coetanei dei baby rapinatori, alle 4 di domenica mattina, hanno esploso alcuni colpi d'arma da fuoco contro la caserma Pastrengo. Una cosa mai accaduta prima d'ora, ha precisato Del Gaudio, su Il Mattino. Su quest'ultimo episodio le indagini si son concentrate sul clan Saltalamacchia della Pignasecca.

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