Una vera e propria piazza di spaccio all'interno di un carcere a Napoli. Succede nel centro penitenziario di Secondigliano, dove i detenuti gestivano il traffico di droga e anche quello di alcuni telefonini, con la complicità di alcuni agenti di polizia penitenziaria. Per questo motivo, quattro agenti sono stati arrestati: tre di loro sono ai domiciliari, uno è finito direttamente in carcere.
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Droga e telefonini in carcere a Napoli, l'operazione
All'alba di oggi i Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, in collaborazione con il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, stanno dando esecuzione a un'ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli - Direzione Distrettuale Antimafia - nei confronti di oltre 20 persone. Le accuse contestate sono, a vario titolo, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione per commettere atti contrari ai doveri d'ufficio.
Droga e telefonini in carcere a Napoli, chi sono gli agenti 'infedeli'
Sono quattro gli agenti della Polizia Penitenziaria arrestati oggi che, secondo gli inquirenti, si sarebbero fatti corrompere per consentire l'introduzione dello stupefacente, di cellulari e anche per favorire lo spostamento dei detenuti all'interno della struttura carceraria anche agevolando la sistemazione di appartenenti al medesimo sodalizio nelle stesse celle.
Droga e telefonini in carcere, 26 arresti in tutta Italia
Gli arresti eseguiti dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli e dal Nucleo Investigativo Centrale del Corpo della Polizia Penitenziaria sono complessivamente 26, tra Napoli, Frosinone e Salerno nonché presso le Case Circondariali di Napoli, Campobasso, Cosenza, Fossombrone (Pesaro e Urbino), Spoleto (Pescara), Voghera (Pavia), Saluzzo (Cuneo), Tolmezzo (Udine) e Trapani. Tra le quattro persone per le quali il gip di Napoli ha disposto i domiciliari figurano tre agenti della Penitenziaria. L'indagine, coordinata dai sostituti procuratori antimafia Luigi Landolfi e Simona Rossi, ha permesso di raccogliere plurime fonti di prova, anche a riscontro delle dichiarazioni rese da più collaboratori di giustizia, circa l'esistenza di una piazza di spaccio all'interno della Casa Circondariale di Napoli - Secondigliano, gestita da detenuti mediante il commercio di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish e marijuana) introdotte nell'istituto penitenziario.