Napoletani scomparsi in Messico fiaccolata a Napoli: «Liberi, liberi»

Napoletani scomparsi in Messico fiaccolata a Napoli: «Liberi, liberi»
di Oscar De Simone
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Mercoledì 28 Febbraio 2018, 20:55 - Ultimo aggiornamento: 21:51

Una fiaccolata e un corteo per chiedere la liberazione di Raffaele Russo, 60 anni, del figlio Antonio, 25 anni e del nipote Vincenzo Cimmino, 29 anni, tutti napoletani e scomparsi il 31 gennaio scorso nella regione di Jalisco, in Messico. È così che parenti e amici, a Napoli, hanno, ancora una volta, chiesto l'attenzione «delle istituzioni e di quanti possano aiutarci a riportare a casa i nostri fratelli». Le luci delle fiaccole illuminano e riscaldano i cuori dei presenti in piazza Municipio, sotto Palazzo San Giacomo. Si manifesta silenziosamente e con trasporto insieme ai familiari dei tre napoletani scomparsi in Messico lo scorso dicembre. In piazza ci sono oltre cento persone. C'è preoccupazione sui volti della famiglia degli scomparsi. Ma c'è anche rabbia «perché solo in queste ore vediamo che qualcuno si sta muovendo». Dopo l'intervento, oggi, del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, «siamo più fiduciosi e certi che qualcuno si sta interessando», dice Gino Bergamè, portavoce della famiglia Russo.
 



In tanti, stasera, davanti alla sede del Comune di Napoli, hanno urlato il nome del sindaco Luigi de Magistris, «fai qualcosa» e soprattutto hanno urlato «liberi, liberi» mostrando i volti dei tre italiani sulle loro magliette e sugli striscioni. «Noi siamo persone perbene, potevamo bloccare la città ed invece siamo venuti qui in una manifestazione pacifica - dice Francesco Russo, fratello di uno dei sequestrati - L'intervento del ministro Alfano? Aspetteremo i fatti e dopo ringrazieremo, li ringrazieremo quando ci porteranno qui i nostri fratelli liberi. Personalmente non abbiamo sentito il ministro. Ci chiedete il perché di tutto questo disinteresse? Forse perché siamo italiani. Gli americani dopo sei giorni sono stati rilasciati, noi dal 31 gennaio non abbiamo notizie».
 
 


Annunciano altre iniziative affinché «qualcuno ci metta la faccia e si prenda la responsabilità». In piazza c'è anche la moglie, la mamma, dei sequestrati. E poi amici, parenti. «Speriamo di vederli vivi e liberi - dice uno zio di Francesco Russo - vogliamo sapere cosa è successo, vogliamo giustizia. E se non sono più vivi, vogliamo almeno i loro corpi». Al momento una delegazione è stata ricevuta in Prefettura mentre in piazza Plebiscito i manifestanti hanno iniziato a cantare l'inno d'Italia.

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