“Multinazionale” dell'evasione e del riciclaggio sgominata dai carabinieri di Brescia, arresti e sequestri per 13 milioni di euro

I carabinieri del comando provinciale di Brescia
I carabinieri del comando provinciale di Brescia
di Emilio Orlando
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Lunedì 13 Settembre 2021, 17:01 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 21:49

Criminalità con interessi trasversali che spaziano dal narcotaffico all'evasione fiscale, nel mirino dei carabinieri. Un' organizzazione criminale transnazionale, che operava tra il comune del bresciano di Rezzato, la Francia, la Bulgaria e la Cina è stata smantellata dal nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Brescia con il cordinamento della direzione distrettuale antimafia. Diciotto le persone finite in manette e più di 13 milioni d euro sequestrati. I ruoli dei sodali erano nben delineati; si partiva dai vertici fino agli “spicciatori” che sul territorio nazionale ed in Cina, attraverso dei prestanome, monetizzavano le somme che venivano trasferite elettronicamente sui conti.

Le indagini che hanno portato all' operazione anticrimine di oggi che, ha riguardato le province di Brescia, Milano, Bergamo, Mantova, Lodi, Alessandria, Novara, Varese, Parma e Piacenza, è partita dopo un sequestro di 31 chili di hashih con l'arresto di tre narcotrafficanti tra cui Massimo Labinelli, noto “broker” della droga residente in Spagna.  Durante le indagini i carabinieri identificavano un pregiudicato, Giovanni Bertozzi che, con la collaborazione anche di Bruno Claudio Marzoli, è ritenuto promotore e coordinatore di una organizzazione dedita all’evasione fiscale ed alla monetizzazione tramite conti correnti esteri di ingenti somme di denaro, grazie alla fondamentale complicità di un esperto contabile tributarista, Giuseppe Familiari.

Il denaro veniva poi reivestito il case di lusso, macchine di grossa cilindrata e arredamenti sfarzosi. 

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Quest'ultimo, infatti, grazie ad un commercialista compiacente ed altri complici italiani e stranieri, realizzava un articolato schema delittuoso basato sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti, che consentiva all’intera organizzazione di trasferire somme di denaro, tra il 2018 e il 2019, di 32 milioni di euro. Il progetto criminale consisteva nella costituzione di temporanee società “cartiere” fittiziamente intestate a consapevoli e retribuiti “prestanome”, mediante le quali venivano emesse plurime fatture per operazioni inesistenti, del valore anche di centinaia di migliaia di euro, in favore di società compiacenti realmente esistenti e regolarmente operative nel settore dell’edilizia, della lavorazione tessile o dei metalli. Queste ultime, alla ricezione della concordata falsa fattura, disponevano un’equivalente bonifico all’indirizzo del conto corrente della “cartiera” al duplice fine di attribuire una parvenza di liceità all’operazione commerciale in realtà solamente simulata e di ottenere così il trasferimento delle somme di denaro.

Non appena ricevuto il pagamento sul conto delle “cartiere”, gli indagati inviavano le medesime somme in conti correnti esteri in Francia, Ungheria, Bulgaria e Cina, gestiti da Maurizio Merlo con la collaborazione dei due figli, Francesco e Luca, e intestati a società compiacenti che, attraverso la complicità di un cittadino cinese, monetizzavano il denaro con prelievi di contante, restituito agli indagati che, a loro volta, lo riconsegnavano agli amministratori delle società realmente operative che avevano incassato la fattura fittizia.

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