Morto Galeazzi, Abbagnale: «Era diverso dagli altri, in barca ci spingeva lui...»

Morto Galeazzi, Abbagnale: «Sconvolto e senza parole. Se ne va una voce storica»
Morto Galeazzi, Abbagnale: «Sconvolto e senza parole. Se ne va una voce storica»
di Marco Lobasso
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Venerdì 12 Novembre 2021, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 03:46

E' morto Giampiero Galeazzi. Se ne va un pezzo della sua vita, Giuseppe Abbagnale lo sa. Una leggenda lo sa sempre, lo sente dentro. Il grande canottiere di Castellammare schiarisce la voce, dissimula, si fa serio. Sembra quasi dimenticare di essere stato uno dei più grandi campioni della storia dello sport italiano, parla da presidente della Federcanottaggio quale è. Almeno all’inizio.

Morto  Giampiero Galeazzi, lo storico giornalista aveva 75 anni

Morto  Giampiero Galeazzi, lo storico giornalista aveva 75 anni ha fatto grande il canottaggio al tempo dei fratelli Abbagnale.

Si può dire così? “Si può dire che Gianpiero era una categoria di giornalista diversa dagli altri. Un amico che aveva a cuore il nostro sport, tanti sport, non solo il calcio”.

 

Poi, il presidente federale lascia finalmente spazio al canottiere più forte del mondo negli anni 80. Giuseppe Abbagnale torna per un attimo a essere un atleta, un campione. E si emoziona. “Lo so che tutti si ricordano di quelle telecronache meravigliose in cui Giampiero Galeazzi faceva volare sull’acqua me e mio fratello Carmine, e ci faceva vincere urlando al mondo la sua gioia, che poi diventava quella degli italiani. La verità è che sapeva il valore di quello che faceva. Sapeva cosa volesse dire in quelle stagioni parlare di canottaggio, raccontarlo in tv. Noi che facevamo uno sport che non era certo ricco e che non aveva certo tanti spazi in tv; anzi, quasi nessuno. Ci volevano le Olimpiadi e le medaglie per cambiare la situazione”.

La promozione del canottaggio, che solo un addetto ai lavori, un uomo di remo, poteva fare in quel modo, con quella sua passione, con quella sua competenza. “Infatti era uno di noi, un canottiere vero, un atleta di livello che sapeva dietro le nostre vittorie quanti sacrifici c’erano, quante sofferenze e allenamento avevamo vissuto e superato. Sapeva il valore del remo e ce lo dimostrava. Ecco perché non è mai stato per noi un giornalista, ma solo un atleta, un appassionato, un amico”.

Galeazzi, gli Abbagnale, Peppiniello Di Capua, la Rai assoluta protagonista. Gli anni 80, fino all’inizio dei 90 con lui mattatore in tv sono stati i più belli. “Beati voi che l’avete seguito in diretta. Noi eravamo in barca a remare e a lottare. Ma è stato bello lo stesso. Gareggiavamo alle Olimpiadi sapendo che c’era qualcuno in più con noi in barca”.

Allora davvero Giampiero vi spingeva con le sue telecronache. “Non so se ci spingesse davvero, però vincevamo. E grazie a lui il canottaggio è diventato uno sport popolare”.

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