Il Mar Mediterraneo sempre più caldo e, dal 10 maggio scorso, con temperature assolutamente anomale. Lo confermano i dati del monitoraggio europeo Copernicus e del progetto CAREHeat, finanziato dall'Agenzia spaziale europea e a cui partecipano, per l'Italia, Enea e Cnr.
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Mediterraneo bollente, +4°C rispetto alla media da maggio a oggi
Dal 10 maggio, il Mediterraneo è colpito da un'ondata di calore prolungata, che ha innalzato la temperatura della superficie del mare di circa 4°C rispetto alla media del periodo 1985-2005.
Mediterraneo bollente, il progetto CAREHeat
Il progetto CAREHeat punta a studiare le ondate di calore marine, per ottenere maggiori conoscenze sulle loro cause e sui loro effetti. Alcune ondate di calore nell'atmosfera possono essere causate dal persistere di eventi meteorologici come gli anticicloni africani, ma è ancora difficile stabilire con precisione l'impatto di un simile aumento delle temperature sia per l'ecosistema marino, sia per l'uomo. «I cambiamenti climatici iniziano ad incidere concretamente sulla vita di tutti i giorni, sulle attività economiche fino al singolo cittadino, passando per l'inasprimento dei fenomeni migratori» - spiega Gianmaria Sannino, responsabile Laboratorio Enea di Modellistica climatica e impatti - «È quindi opportuno definire quantitativamente i fenomeni in corso per capirne le cause e prevederne gli sviluppi».
Oltre a ENEA e Cnr, partecipano al progetto CAREHeat, finanziato da ESA nell'ambito delle «azioni bandiera» della Commissione europea, gli istituti di ricerca francesi CLS (Collect Locatisation Satellites) e IFREMER (Institut Fran‡ais de Recherche pour l'Exploitation de la Mer) e le non-profit Mercator Ocean International (Francia) e +ATLANTIC CoLAB (Portogallo).
Mediterraneo bollente, perché è una pessima notizia
Le temperature anomale e costantemente sopra la media stagionale nel Mediterraneo sono una notizia assolutamente allarmante. Difficile prevederne gli impatti in modo dettagliato, ma è certo che le prime ripercussioni potrebbero avvenire sul settore ittico e anche sul turismo. Inoltre, l'aumento costante delle temperature negli anni rischiano di causare un fenomeno relativamente nuovo come i cosiddetti 'Medicane', gli uragani mediterranei, ma anche tempeste e cicloni che hanno già devastato l'Italia nel recente passato. Si pensi, ad esempio, a Vaia, che nell'ottobre 2018 devastò Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, o al ciclone che aveva colpito la Sicilia orientale, specialmente la provincia di Catania, nell'autunno scorso. I venti avevano raggiunto la velocità pari a quella degli uragani, che però generalmente si generano nelle zone tropicali o sub-tropicali. In entrambi quei casi, le temperature del Mediterraneo erano decisamente anomale (circa +4°C rispetto alla media del periodo per Vaia e +8°C per la tempesta che ha colpito la Sicilia) e il mare è un motore del cambiamento climatico a tutte le latitudini. Sono proprio mari e oceani ad assorbire in maniera preponderante (circa il 90%) il calore in eccesso prodotto dall'uomo con l'effetto-serra, ed è proprio quando le masse di aria calda vengono a contatto con quella fredda provenienti dal Nord che si verificano le condizioni per la formazione di uragani, anche nel Mediterraneo. E con un aumento così alto e costante, c'è purtroppo da aspettarsi, nei mesi autunnali e invernali, eventi catastrofici sempre più frequenti ed estremi.