Mattarella, il trasloco bis tra la famiglia e gli applausi

La domenica del capo dello Stato tra Parioli e Quirinale. Giovedì il giuramento

Sergio Mattarella, rieletto presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, rieletto presidente della Repubblica
di Alessandra Severini
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Lunedì 31 Gennaio 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:55

Tra scatoloni e saluti dei cittadini il presidente Mattarella è tornato al Colle. La messa, poi il pranzo domenicale in famiglia, con la figlia Laura e gli amati nipoti, e poi in macchina verso il Palazzo del Quirinale. Un tragitto che forse neanche lui aveva pensato di dover fare. Era quasi tutto pronto nella sua nuova casa di Roma, affittata da poche settimane nel quartiere Parioli per stare vicino a sua figlia, i mobili arrivati dalla casa di sempre di Palermo. Ma ora che ha accettato la rielezione i programmi devono per forza cambiare. Prima di salire in macchina il presidente si è fermato a salutare un bambino del quartiere che gli ha regalato un suo disegno con la bandiera tricolore.

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Mattarella ha preso il disegno, ha dato un buffetto sulla guancia al piccolo, poi ha salutato cordialmente alcune persone che lo hanno applaudito.

I pacchi e le scatole, che solo qualche giorno fa erano stati portati via dal Palazzo sono stati caricati su un furgoncino e hanno fatto il percorso inverso. La fotografia esatta di una scelta non prevista, che il presidente ha preso soltanto per il senso di responsabilità e rispetto verso le istituzioni che ha contraddistinto tutto il suo settennato, sapendo perfettamente che il rifiuto di un bis da parte sua avrebbe messo a rischio la stabilità del governo in una fase difficilissima per l’Italia e l’Europa. La cerimonia del giuramento e il discorso di insediamento davanti al Parlamento riunito in seduta comune si terranno giovedì 3 febbraio alle 15,30.

Da oggi il Capo dello Stato inizierà a lavorare sui contenuti del discorso che sono particolarmente attesi. Potrebbe tornere ancora una volta a ricordare, come ha già fatto nel discorso di fine anno, che chiunque «si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli, ha l’obbligo di non sottrarsi ai doveri cui è chiamato». Lui lo ha fatto. Chissà se le forze politiche saranno capaci di fare altrettanto.

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