Morte di Maria Sestina Arcuri, assolto il fidanzato Andrea Landolfi: «Non fu omicidio»

Morte di Maria Sestina Arcuri, assolto l'ex fidanzato Andrea Landolfi: «Non fu omicidio»
Morte di Maria Sestina Arcuri, assolto l'ex fidanzato Andrea Landolfi: «Non fu omicidio»
di Emilio Orlando
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Lunedì 19 Luglio 2021, 20:24 - Ultimo aggiornamento: 20:55

Morte di Maria Sestina Arcuri, assolto l'ex fidanzato Andrea Landolfi: «Non fu omicidio». Dopo decine e decine di udienze questo pomeriggio è arrivata la sentenza della Corte d'Assise del Tribunale di Viterbo. 

Assolto per non aver commesso il fatto e rimesso in libertà. Dopo due anni e mezzo è arrivata la sentenza di assoluzione per Andrea Landolfi per la morte di Maria Sestina Arcuri, la parrucchiera di 26 anni calabrese di origine ma residente nella Capitale, spirata all' ospedale Belcolle di Viterbo il 6 febbraio del 2019. La difesa ha demolito completamente il castello accusatorio nei confronti del fidanzato.

Secondo l'accusa la ragazza era precipitata dalle scale dell'abitazione della nonna dell’imputato, la notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2019, in via Papirio Serangeli a Ronciglione, non accidentalmente.

Agli inizi del mese di giugno il pubblico ministero Franco Pacifici aveva chiesto per Landolfi una condanna a 25 anni riconoscendo le attenuanti per il capo d'imputazione principale, quello omicidio volontario, omissione di soccorso e le lesioni a Mirella Iezzi, nonna di Landolfi e teste principale.

"Durante le indagini e anche durante la fase processuale - ha sottolineato durante la requisitoria il procuratore Franco Pacifici - c’è stata una mistificazione della realtà. La prima a non dire la verità è stata la nonna di Andrea, che in più occasioni ha mistificato tentando di proteggere il nipote. E quando non sapevano di essere intercettati abbiamo capito. Landolfi parla con la nonna e le dice: se crolli tu, crollo io. Se cadi tu, cado io. E’ tutto un domino". Dura era stata anche la replica dell'avvocato di parte civile Vincenzo Luccisano, rappresentante dei familiari della vittima, che aveva chiesto alla corte, presieduta dal giudice d'assise Eugenio Turco, la condanna senza alcuna attenuante. 

 

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