La mafia esercitava un capillare controllo sul riciclaggio e ricettazione dell'oro di provenienza illecita. L'oro proveniente dalle rapine trasformato in lingotti e rimesso sul mercato. Tutto sotto il controllo della mafia e per l'esattezza del mandamento di Porta Nuova.
Leggi anche > Andreea scomparsa a Jesi: a Chi l'ha visto tre segnalazioni. «Vista a Roma, Ancona e Milano»
Un'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, che ha portato questa mattina, giovedì 21 aprile, all'arresto di 5 persone accusate di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, riciclaggio, ricettazione ed estorsione aggravati.
Sequestri per un totale di oltre cinque milioni di euro, compresi anche 5 «compro oro», auto, aziende e immobili nella disponibilità di 27 indagati.
Secondo l'accusa avrebbero nel corso degli ultimi tre anni riciclato il metallo prezioso di alcuni clan mafiosi: due tonnellate di oro per un valore di 75 milioni di euro.
Le indagini nascono dai controlli su «operazioni sospette» rafforzate dalle dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. Ne è venuto fuori un meccanismo di riciclaggio di oro che sarebbe stato messo in atto da una società palermitana che, sulla base delle direttive impartite dal mandamento mafioso di Porta Nuova, agiva da collettore di grandi quantità di materiale prezioso che veniva fornito da ladri, rapinatori e ricettatori.
Stando alle indagini della Guardia di Finanza, l'oro rubato sarebbe stato fuso per essere poi ceduto ad altri operatori del settore sotto forma di lingotti o verghe. Dopo la trasformazione l'oro veniva ceduto ai negozi compro oro per «ripulirlo», e proprio nei confronti dei commercianti sarebbero emersi nuovi indizi per via dell’emissione di false fatture di vendita.