Luigi Ciatti: «Ha ucciso il mio Niccolò a calci e pugni, dopo 4 anni potrò guardarlo in faccia»

Luigi Ciatti: «Ha ucciso il mio Niccolò a calci e pugni, dopo 4 anni potrò guardarlo in faccia»
Luigi Ciatti: «Ha ucciso il mio Niccolò a calci e pugni, dopo 4 anni potrò guardarlo in faccia»
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 17 Novembre 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:12

Si terrà al tribunale di Roma, il 18 gennaio, il processo per omicidio volontario a carico del ceceno Rassoul Bissoultanov, accusato di aver picchiato a morte Niccolò Ciatti, 22 anni, in discoteca a Lloret de Mar, in Spagna, la notte dell’11 agosto 2017. Una notizia che il padre di Niccolò, Luigi, che abita a Scandicci, aspettava da quattro anni.

Sperava che il processo si tenesse in Italia: come ha accolto la notizia?

«Siamo finalmente sul cammino corretto per avere giustizia. In pochi mesi, siamo arrivati ad avere mandato di cattura, arresto e data del processo. Se tutto avesse funzionato in Spagna come sta facendo in Italia, forse avremmo già la sentenza».

Cosa si aspetta ora?

«Giustizia: una condanna all’ergastolo. E vorrei fosse processato pure il secondo ceceno. Credo che se avvenisse in Italia, anche per lui ci sarebbe una pena adeguata, è colpevole quanto il primo».

Cerca risposte dall’accusato?

«Non vedo l’ora di trovarmelo davanti, vorrei una spiegazione, anche se dentro di me so che non c’è. Ha colpito una persona a terra, perché voleva farlo».

I video dell’aggressione sono sconvolgenti.

«Niccolò era in mezzo alla sala a ballare, è stato preso di mira, senza motivo, da delinquenti che lo hanno voluto picchiare, si è visto circondato, non c’è stata causalità, gli sono saltati addosso come fosse un gioco».

Ci sono stati momenti di sconforto in tanti anni?

«Sapere il 17 giugno che l’assassino veniva scarcerato, con l’impegno di una firma settimanale, ci ha lasciato una profonda amarezza.

La Spagna ha fissato la data di inizio processo successiva alla fine della carcerazione preventiva. Queste persone devono stare in carcere, sono molto pericolose. La Spagna ha fatto di tutto per liberarle. Non è presunzione di innocenza, ma lasciare in libertà un assassino».

Com’è ora la vostra vita?

«L’immagine di Niccolò è sempre davanti agli occhi. L’unica cosa che possiamo fare è rendergli giustizia e una giustizia che serva di esempio, che faccia capire a quanti picchiano e uccidono, che rovinano la vita degli altri: hanno rovinato quella di Niccolò, la nostra e la loro. E per cosa?».

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