Sindrome da lockdown, bambini senza difese: 7 su 10 sono regrediti. L'esperta: «Hanno insonnia, paura del buio e difficoltà di linguaggio»

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di Domenico Zurlo
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 08:44
Paura del buio, disturbi del sonno e non solo: per i bambini italiani il lockdown è stato tutt’altro che indolore. La quarantena forzata per via del coronavirus ha avuto e sta avendo conseguenze importanti dal punto di vista psicologico, anche per i più piccini: a rivelarlo, un’indagine condotta dall’Università di Genova e dall’Istituto Giannina Gaslini.

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Allo studio hanno risposto 6.800 persone, di cui circa 3.200 con figli minori: secondo i risultati il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% di quelli sopra i 6 anni hanno subìto disagi e problematiche, principalmente legate alla regressione. Sono tornati dunque a fare capolino problemi che sembravano risolti, come il pianto inconsolabile, la paura del buio, le difficoltà ad addormentarsi oppure l’ansia da separazione. 
«Nei racconti e nei disegni dei bambini sotto i 6 anni - ha spiegato Paolo Petralia, direttore generale del Gaslini - le parole chiave che abbiamo colto più spesso sono state “ho paura” e “brutto”». Negli altri «si registra invece un’alterazione del ritmo sonno-veglia», ma anche altri sintomi come «ossessione per la pulizia, sensazione di fiato corto, abuso dei media». Dati unici, spiega Petralia, che «dovremo sfruttare per ricostruire le loro vite». 

Che l’isolamento e i divieti imposti dalla necessità di contenere i contagi tarpassero le ali a bambini e ragazzi, i genitori lo temevano da tempo: basti pensare al dibattito emerso e insistito sull’opportunità di portare i propri figli a fare anche semplici passeggiate, durante le settimane più difficili dell’emergenza. Le conseguenze del lockdown sui bambini non sono però soltanto un problema italiano, spiega lo psichiatra Fabrizio Starace, membro della task force Colao: «Anche in altri Paesi sono stati notati sintomi come questi. Penso poi ai giovani con problemi come Adhd o altre patologie mentali, costretti a casa in uno spazio ristretto. Questa ricerca è uno stimolo al recuperare al più presto». 

ALTRO SINTOMO, LA BALBUZIE. I GENITORI DIANO PIU' TRANQUILLITA'. 
Valerija Evetovic, logopedista e laureata in Psicologia: cosa accade ai bambini?
«Bisogna fare alcune distinzioni: non tutti i bambini sono uguali, e non tutti hanno vissuto il lockdown nello stesso modo. In questo periodo di clausura sono emersi i problemi come paura, l’ansia, difficoltà ad addormentarsi, disturbi del sonno, regressione comportamentale e linguistica, la balbuzie. Ci sono però tante variabili che possono incidere».



Quali sono queste variabili?
«Vivere in un piccolo appartamento o in una casa più grande, magari con giardino. Così come il bambino che è figlio unico rispetto a chi ha uno o più fratellini o sorelline: le differenze sono enormi. E poi c’è l’ambiente familiare: i più piccoli assorbono lo stato d’animo dei genitori, le loro paure».
Quali consigli dare alle famiglie?
«Ciò che i bambini cercano è la sicurezza, ed è ciò che le mamme e i papà devono trasmettere, ascoltandoli ed abbracciandoli, cercando di capire cos’è che li spaventa e li preoccupa: se un genitore è tranquillo, anche il bambino è tranquillo. Ma in caso di difficoltà più evidenti, è consigliabile rivolgersi all’aiuto di uno psicologo». 
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