Lavoro, in azienda il leader non è una donna: «E le manager guadagnano di meno»

Lavoro, in azienda il leader non è una donna: «E le manager guadagnano di meno»
di Valeria Arnaldi
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Martedì 18 Febbraio 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 08:35
«Sulla scena facevo tutto quello che faceva Fred Astaire, e per di più lo facevo all'indietro e sui tacchi alti», diceva Ginger Rogers.
Dopo decenni la situazione è cambiata ma non abbastanza. Le donne ancora faticano - e molto - per la parità. A dirlo sono i dati del primo Osservatorio Cerved-Fondazione Bellisario 2020 sulla presenza femminile nelle aziende, realizzato con l'Inps e presentato ieri a Palazzo Madama con la moderazione di Maria Latella.
In seguito della piena attuazione della legge 120/2011 (la Golfo-Mosca) sulle quote di genere, il numero delle donne nei board delle società quotate alla Borsa di Milano è salito da 170 nel 2008 a 811 oggi (dal 5,9% al 36,3%). Nei collegi sindacali si è passati dal 13,4% del 2012 al 41,6% del 2019, con 475 sindaci donne. Nel 2017, per la prima volta, le donne sono arrivate ad essere più di un terzo dei membri dei board.



Il trend, però, ha rallentato. Nel 2019 si sono registrate solo due unità in più del 2018. E il trascinamento che si attendeva per le società non quotate si è verificato in parte nelle grandi realtà, dove però appena l'8,4% degli amministratori delegato è di sesso femminile. Nella maggioranza delle imprese, prive di norme specifiche sulla parità di genere, la presenza di donne nei Cda aumenta lentamente. Dove l'amministratore è unico si va dal 10,8% al 12,7% (tra 2012 e 2019), mentre nel board collegiale dal 14,4% al 17,9%. Dove si fatturano oltre 200 milioni di euro, tra 2008 e 2019 si sale dall'8,7% al 16,5%. Solo il 31,5% delle non quotate ha almeno un terzo di donne nel CdA.
Secondo l'indice del World Economic Forum, l'Italia è al 76° posto per disparità di genere su 149 Paesi. fanalino di coda. «L'applicazione delle norme ha permesso un salto in avanti nella presenza di donne nei board di quotate e controllate che altrimenti non ci sarebbe stato, ma purtroppo non ha ancora promosso cambiamenti profondi nel nostro sistema economico», dice Andrea Mignanelli, Ad Cerved. «Le quote sono uno strumento - afferma Lella Golfo, presidente Fondazione Marisa Bellisario - è ora di andare avanti». E ancora, «Un Paese in cui non si fanno figli, le donne non lavorano, i cervelli fuggono è destinato all'estinzione. Abbiamo chiesto un incontro con il premier». In Italia, a essere occupato è il 56,2% delle donne tra 15 e 64 anni a fronte del 75,1% degli uomini.
E rimane il problema dello stipendio: la disparità tra uomini e donne è in media del 10,2%. Questa, sottolinea Maria Elisabetta Alberti Casellati presidente del Senato, «è una vera e propria violenza di genere».

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