L'Università di Padova ha una rettrice per la prima volta in 800 anni di storia: eletta Daniela Mapelli

L'Università di Padova ha una rettrice per la prima volta in 800 anni di storia: eletta Daniela Mapelli
L'Università di Padova ha una rettrice per la prima volta in 800 anni di storia: eletta Daniela Mapelli
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Sabato 19 Giugno 2021, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 12:10

Per la prima volta in 800 anni di storia è stata eletta una donna come rettore dell'Università di Padova. Daniela Mapelli è neo rettrice dell'ateneo per il periodo 2021-2027. Al termine della votazione si è proceduto allo scrutinio avvenuto con modalità telematica al quale hanno presenziato in Archivio Antico del Palazzo Bo il Decano, Professor Francesco Baldassarri, la Commissione tecnica e i candidati spiega l'Università di Padova. Il rettore è eletto tra le professoresse e i professori ordinari di ruolo in servizio nell'Università di Padova che assicurino un numero di anni di servizio almeno pari alla durata del mandato, prima del collocamento a riposo. 

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Emozionata e decisa a portare avanti il suo incarico con grande fermezza. È apparsa così oggi la prima rettrice dell'Università di Padova, Daniela Mapelli, durante la conferenza stampa di presentazione, svoltasi stamani nell'aula Magna del palazzo del Bò. «Sono ancora un pò frastornata - ha detto - i colleghi mi hanno festeggiata fino a tarda notte, è un'emozione grandissima.

Fin da domani inizierò a realizzare la responsabilità che mi accompagnerà per i prossimi sei anni. Tra poco entreremo nel nostro 800/o anno di storia, abbiamo un patrimonio storico di inestimabile valore, e dobbiamo guardare al futuro, guardare alla ricerca. È una comunità straordinaria, con 61.000 studenti, che dal primo ottobre inizierò a guidare, mettendomi al servizio del nostro ateneo e di tutti quanti».

Rispetto ai nomi di prorettori Mapelli ha specificato che «non ci sono ancora, prima voglio identificare i prorettorati e le deleghe di cui necessita il nostro ateneo, e attorno alle deleghe cercheremo i nomi. Per ricoprire questi ruoli serve un grande senso istituzionale. Bisogna essere al servizio di tutto l'ateneo, e di tutta la comunità. Serve anche un forte senso di generosità, in termini di tempo e di energia. Chi accetta questo incarico deve essere pronto ad abbandonare i propri interessi di ricerca, i propri laboratori, perché serve tempo da dedicare alle istituzioni. Serve, poi, un forte spirito di collaborazione e condivisione con tutti - ha concluso - e la predisposizione ad accogliere e ascoltare il prossimo».

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