«Se non ottengo giustizia giuro che mi sparo in testa». Lo ha detto, in un'intervista all'emittente Antenna tre Nordest, Alain Fragasso, padre di Jessica Fragasso, la giovane mamma morta domenica sera assieme alla cugina, Sara Rizzotto, in un incidente accaduto sull'autostrada A28 in territorio friulano. A provocare l'impatto è stato un imprenditore sessantenne alla guida di un suv e risultato in stato di ebbrezza ed altre volte sanzionato per lo stesso reato.
Il bulgaro già condannato per guida in stato di ebbrezza
Già condannato per guida in stato di ebbrezza
Niente sospensione condizionale della pena.
Chi ha potuto incontrarlo parla di una persona distrutta dal rimorso e che non si era resa conto, complice l'oscurità dell'autostrada, della gravità dell'incidente. È stato messo di fronte alle proprie responsabilità solo dai poliziotti che lo hanno rintracciato a casa. Ad aggravare la sua posizione il fatto che, al momento del fermo - circa due ore dopo l'incidente - avesse un tasso alcolico tre volte oltre il limite consentito. Dall'ospedale di Udine, dove sono ricoverate le due bambine figlie di una delle vittime, giungono aggiornamenti confortanti: le piccine - di due anni e mezzo e di quattro mesi - stanno progressivamente meglio e presto potrebbe essere sciolta la prognosi. Accanto a loro c'è il papà, che ha chiesto non ci siano sconti per il pirata della strada.
Le indagini della Polstrada proseguono per accertare la dinamica, anche se i dubbi sono pochi: è stato già chiarito che l'utilitaria delle vittime procedeva a una velocità di crociera adeguata e che il Suv che le ha centrate da dietro non solo non rispettava la distanza di sicurezza, ma procedeva molto più velocemente dei 130 chilometri orari del limite in autostrada. Non c'è stata alcuna frenata, come testimoniato dai genitori della vittima più giovane: la loro auto precedeva quella della figlia e non c'è stato alcun elemento che avesse costretto i veicoli a frenare. Di fatto, il Suv viaggiava talmente veloce che non si è accorto che l'ostacolo rappresentato dalla Panda era talmente vicino da non poterlo evitare.
Le perizie sul telefonino diranno se l'imprenditore arrestato, ora in carcere a Udine, fosse anche in linea con qualcuno quando ha letteralmente distrutto il veicolo che gli stava davanti. Gli investigatori stanno lavorando sulla presenza di una persona che possa aver favorito la fuga: difficile pensare che una persona ferita e sotto choc sia riuscita a percorrere molti chilometri a piedi sino a casa senza ricorrere all'aiuto di qualcuno. Intanto, venerdì 4 febbraio sarà effettuato l'accertamento medico legale per stabilire quando l'uomo ha assunto alcolici, visto che il tasso alcolico quando è stato fermato, due ore dopo l'incidente, era tre volte il limite consentito. Domani si terrà l'udienza di convalida dell'arresto, l'8 febbraio l'autopsia sui corpi delle cugine.