L'inviata di Agorà a Napoli: «Siamo sfortunati, in giro non c'è nessuno». Poi le scuse VIDEO

L'inviata di Agorà a Napoli: «Siamo sfortunati, in giro non c'è nessuno». Poi le scuse VIDEO
L'inviata di Agorà a Napoli: «Siamo sfortunati, in giro non c'è nessuno». Poi le scuse VIDEO
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Giovedì 16 Aprile 2020, 16:41 - Ultimo aggiornamento: 18:43

I luoghi comuni sono duri a morire: durante la trasmissione Agorà, su Raitre, di questa mattina, un’inviata si trovava per le strade di Napoli per monitorare la situazione sul lockdown legato all’emergenza coronavirus, ma si è lasciata scappare alcune frasi fuori luogo che hanno fatto infuriare i napoletani. Frasi che hanno poi portato la conduttrice, Serena Bortone, a scusarsi durante la trasmissione di questa mattina, riferisce NapoliToday.

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In collegamento con la Bortone, che le chiede se a Napoli si rispettano le regole e se la città è vuota, l’inviata risponde: «Siamo qui da mezz’ora in una zona che dovrebbe essere pedonale, ma ci sono molte auto e furgoncini. Questa dovrebbe essere una zona commerciale, ma il commercio in teoria è interrotto perché i negozi sono chiusi», dice. Poi si lascia andare ad una frase a metà tra una battuta e uno scivolone: «Non siamo fortunati in realtà, perché in questo momento non c’è nessuno, ma fino a poco fa c’era un passaggio intenso».
 


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A condividere il video sulla pagina Facebook, Flavia Sorrentino, dello sportello Difendi la città del comune di Napoli: «Se chiedessimo spiegazioni probabilmente la giornalista direbbe che è stata fraintesa. Lo scoop non c'è e per sfortuna di chi ci osserva attraverso uno "sguardo nordico" i napoletani stanno dimostrando che il pregiudizio è nemico giurato della verità», scrive in un post sul suo profilo. «Non si tratta di cercare a tutti i costi un motivo per indignarsi, ma di constatare ogni volta quanto sia interiorizzato il preconcetto culturale verso di noi».

«Le frasi pronunciate a metà, l'imbarazzo frammisto al dispiacere per non aver potuto cogliere in flagranza di inciviltà i napoletani, rappresentano moduli di un registro linguistico e gestuale che conosciamo bene e che combattiamo. Se c'è una cosa che questa emergenza ha portato alla luce -con le migliaia di vite spezzate e le inchieste di Bergamo e Milano per epidemia colposa- è che non possedete nessuna titolarità di cattedra etica da cui potete darci lezioni di civiltà.
Probabilmente non ci dormirete la notte, ma è bene che cominciate a farvene una ragione
».

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