Influenza, Emma morta a 10 anni: «Abbiamo fatto di tutto per salvarla ma era impossibile»

Influenza, Emma morta a 10 anni: «Abbiamo fatto di tutto per salvarla ma era impossibile»
Influenza, Emma morta a 10 anni: «Abbiamo fatto di tutto per salvarla ma era impossibile»
di Mauro Favaro
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Venerdì 31 Gennaio 2020, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 16:51

Una corsa contro il tempo nel cuore della notte per provare a salvare la piccola Emma. I primari, i medici, gli infermieri e tutto il personale dell'ospedale di Treviso hanno tentato l'impossibile per strappare la bambina di dieci anni alla morte. I genitori, il papà Marco e la mamma Piera, l'avevano portata nel pronto soccorso della Pediatria del Ca' Foncello nella giornata di domenica. Il quadro clinico si è subito rivelato pesantissimo: Emma era stata colpita da una rarissima complicanza cerebrale dovuta al virus influenzale di tipo B. Ne sono state descritte solo cento in tutto il mondo. 

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LA MOBILITAZIONE
L'allarme è scattato poco prima della mezzanotte di domenica. Roberto Rigoli, direttore dell'unità di Microbiologia, è stato avvisato con una telefonata partita verso le 23.30. Il caso era gravissimo. E lui, senza attendere un solo istante, si è precipitato in ospedale per individuare attraverso i suoi laboratori la causa scatenante di quell'encefalopatia necrotizzante acuta, su base metabolico-immunomediata, emersa come complicanza neurologica post-infettiva. Al suo fianco c'erano i medici delle unità di Rianimazione, Pediatria, Neuroradiologia e Infettivologia. Gli specialisti sono rimasti al lavoro fino alle 4 di lunedì mattina. «Abbiamo sviluppato un network di reperibilità personale, pronto a scattare in qualsiasi momento in caso di situazioni gravi spiega Rigoli questo si attiva non appena in qualsiasi servizio o reparto emergono problemi di natura infettivologica, virologica e microbiologica». Quella che ha colpito Emma è stata una complicanza che solitamente può svilupparsi tra le 12 e le 72 ore dal momento dell'esordio dell'influenza. 

LE VALUTAZIONI
Per prima cosa gli specialisti hanno escluso le ipotesi meningite e sepsi. Poi gli esami di biologia molecolare hanno evidenziato l'infezione da virus influenzale di tipo B. I medici del Ca' Foncello hanno anche direttamente accompagnato Emma a fare la risonanza magnetica che ha rivelato le lesioni cerebrali, senza limitarsi ad attendere l'esito dell'esame. Purtroppo alla fine la complicanza si è rivelata davvero troppo grave. Si è trattato di una forma rarissima con una progressione estremamente rapida dettata da problemi immunologici nella reazione al virus dell'influenza. L'andamento devastante sul sistema nervoso centrale ha reso inefficace qualsiasi tipo di terapia. Emma è prima entrata in coma. E martedì il suo sorriso si è spento per sempre. Ma è stata la stessa mamma a riconoscere tutti i tentativi fatti dai medici e dal personale del Ca' Foncello. «Sappiamo che hanno fatto tutto i possibile per salvarla. Ci sono stati tutti molto vicini ha spiegato mamma Piera sappiamo che anche per loro è stato come perdere una figlia». 

LUTTO INEVITABILE
La famiglia non si è sentita sola. Ha sempre avvertito la vicinanza degli specialisti. «Nella nostra vita professionale certe frasi valgono più di qualsiasi altro riconoscimento sottolinea Rigoli purtroppo non c'è stato nulla da fare a fronte di questa complicanza rarissima. Ma lavorare con colleghi che danno sempre anima e corpo per fare l'impossibile ci riempie di orgoglio». Le parole della mamma di Emma hanno toccato anche Stefano Formentini, direttore dell'ospedale di Treviso. «Tutto l'ospedale si è subito stretto attorno alla piccola, cercando di fare in modo che la famiglia non si sentisse mai sola tira le fila il sistema della reperibilità è scattato non appena è emerso un quadro clinico così complesso. C'è stata una disponibilità totale da parte di professionisti che hanno un senso del dovere elevatissimo. La morte di Emma ha colpito tutti nel profondo del cuore, medici, infermieri e tutto il personale dell'ospedale. A livello professionale e umano abbiamo tentato l'impossibile nella notte tra domenica e lunedì. Alla fine è stato un lutto anche per noi». 

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