Operatori del 118 stremati in attesa che i pazienti che hanno trasportato in ambulanza possano accedere al Pronto Soccorso dell'ospedale di Cagliari. Da eroi a generatori di inutili allarmismi il passo è stato breve. In pochi mesi gli operatori sanitari sono passati dall'essere angeli ad essere "esagerati" ma le loro condizioni sono sempre le stesse. Turni da 12 ore dentro tute protettive che rendono tutto più difficile e faticoso, senso di impotenza di fronte a un virus che è tornato a fare paura.
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La pagina Facebook Società Italiana Sistema 118 ha immortalato alcuni infermieri seduti fuori da una panchina davanti a un ospedale in attesa che i pazienti possano entrare. Gli ospedali sono di nuovo a un passo dal collasso in alcune Regioni, in alcune aree sono già collassati e spesso pazienti, anche gravi, malati di covid, devono attendere sopra le ambulanze di poter entrare per essere visitati. Ambulanze che restano ferme, che non possono andare a soccorrere altri malati perché negli ospedali non ci sono posti e i medici, gli infermieri e gli operatori non sanno come gestire l'emergenza. Di nuovo.
L'immagine degli infermieri di Cagliari si va ad aggiungere a quella dell'infermiere nella corsia del reparto di Malattie Infettive dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna e postata su Facebook da Antonio Gramegna, coordinatore infermieristico proprio di quel reparto. Anche in questo caso l'operatore sanitario è avvolto da tuta protettiva, seduto in una sedia del reparto, mentre fissa il vuoto stremato dalla fatica. «Lui è un infermiere che come me si è ammalato di Covid a marzo mentre ci prendevamo cura di molti pazienti che arrivavano in reparto e non respiravano; guariti, siamo ritornati in corsia a curare persone senza risparmiarci», spiega Gramegna nel post che invita a non chiamare chi lavora nel settore sanitario "eroe" ma a fare qualcosa di concreto.
Sebbene il lavoro di medici e operatori sanitari in questa pandemia sia fondamentale, molti negazionisti hanno accusato chi lavora nel settore di essere allarmista.