L'infermiere e la foto simbolo della seconda ondata: «Stiamo rivivendo lo stesso film di marzo»

L'infermiere e la foto simbolo della seconda ondata: «Stiamo rivivendo lo stesso film di marzo»
L'infermiere e la foto simbolo della seconda ondata: «Stiamo rivivendo lo stesso film di marzo»
di Enrico Chillè
3 Minuti di Lettura
Domenica 25 Ottobre 2020, 11:04

Tute e altri dpi, pazienti che non smettono di arrivare, 14 ore consecutive di lavoro, la paura di ammalarsi ancora e il timore di non farcela. In piena seconda ondata di coronavirus, negli ospedali di tutta Italia la pressione si fa sempre più stringente e l'emergenza è sempre più vicina. Da Bologna arriva una foto che potrebbe simboleggiare questo delicato periodo, quella di un infermiere nel reparto di Malattie infettive del Sant'Orsola.

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A pubblicarla è Antonio Gramegna, coordinatore degli infermieri, che come tanti colleghi a marzo si era ammalato di Covid mentre assisteva i tantissimi pazienti che avevano bisogno di ricovero. L'umore di medici e infermieri è messo sempre più a dura prova ed il post di Antonio Gramegna lo racconta molto bene. «Dopo 14 ore di lavoro consecutive per trasferire pazienti, organizzare ed aprire un altro reparto covid i pazienti iniziano ad arrivare uno dopo l'altro» - si legge nel testo - «Lui è un infermiere che come me si è ammalato di covid a marzo mentre ci prendevamo cura di molti pazienti che arrivavano in reparto e non respiravano...

guariti, siamo ritornati in corsia a curare persone, senza risparmiarci».

L'infermiere protagonista della foto è tornato a indossare i dispositivi di protezione già utilizzati nei momenti più drammatici dell'emergenza, a marzo: tuta, mascherina e scudo protettivo, a cui fanno da contraltare tanta stanchezza e angoscia. «Lui è l'immagine di tanti infermieri che stanno rivivendo lo stesso film di marzo: io lo osservo e mi rendo conto in questo suo atteggiamento raccolto prima di entrare in camera quanta preoccupazione c’è» - scrive ancora Antonio Gramegna - «Noi siamo infermieri e possiamo solo curare le persone, a voi tutti chiedo con forza di non chiamarci “eroi” ma di adottare comportamenti che prevengano i contagi. Questo è l'unico modo che avete per esprimere la vostra riconoscenza all’impegno e alla dedizione che ogni giorno mettiamo nell essere infermieri e prenderci cura della vostra salute».



 

La paura di medici e infermieri non è solo quella di dover rivivere l'incubo di marzo, ma anche e soprattutto quella di dover sacrificare altri servizi sanitari per far fronte all'emergenza coronavirus. Lo spiega anche l'account Facebook del Sant'Orsola, che ha ripreso il post di Antonio Gramegna: «I contagi aumentano, così come la pressione sugli ospedali. Siamo lontani dai numeri della prima ondata, ma vogliamo riuscire a non interrompere le altre attività sanitarie di cura, controllo e prevenzione. Noi ce la mettiamo tutta ma possiamo riuscirci solo se ognuno fa la propria parte: indossate la mascherina, igienizzate le mani, mantenete le distanze, evitate assembramenti e scaricate Immuni».

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