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«Anche oggi scende il numero totale dei ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 in Italia (da 286 a 282, e siamo ormai al 6.9% del valore di picco). Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri totali (da 4.864 a 4.729, quindi di altre 135 unità) mentre i casi attivi totali scendono da 35.262 a 34.730, quindi di altre 532 unità», le sue parole.
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SU SCUOLE, BAMBINI E RAGAZZI Silvestri ha poi parlato delle scuole e dell'argomento, che ha diviso scienziati e pediatri, della contagiosità dei bambini e dei ragazzi, i meno colpiti dal virus in questi mesi a differenza di adulti e soprattutto anziani. «Gli studi sulla possibilità di infettarsi e di trasmettere l’infezione da SARS-CoV-2 da parte dei bambini e ragazzi sono ancora in evoluzione in tutto il mondo sebbene sia ormai noto che essi rappresentino una percentuale molto bassa dei casi documentati di COVID-19», scrive il virologo. «Le revisioni sistematiche condotte finora sono rassicuranti e suggeriscono che i bambini asintomatici trasmettano l’infezione con bassissima probabilità e che l’efficacia della chiusura delle scuole nel contenimento del contagio durante epidemie pregresse da Coronavirus (SARS, MERS) e in quella da SARS-CoV-2 è molto bassa».
«Recentemente è stato condotto uno studio, diretto dal Prof.
Robert Cohen, infettivologo pediatrico presso l’ospedale di Créteil e vicepresidente della Società pediatrica francese nella regione di Parigi, da 27 pediatri di città su 605 bambini, molti dei quali di età inferiore agli 11 anni e con o senza sintomi. Cohen ha affermato che ora “sappiamo che i bambini sono meno portatori, sono meno contagiati”, sottolineando inoltre che i bambini sono meno pericolosi per i loro nonni rispetto ai loro genitori», continua Silvestri. «“In una regione fortemente colpita dall’epidemia come la regione dell’Ile de France, pochissimi bambini (1,8%) sono risultati positivi” al test virologico, scrivono gli autori. “Ma il tasso di bambini che sono risultati positivi al test sierologico è risultato più alto“, con il 10,7%. Dei 65 bambini che sono risultati positivi, l’87,3% aveva avuto un contatto confermato o sospetto con il Covid-19 in famiglia, di solito un adulto».
«Di fatto, il numero di fratelli e sorelle nella famiglia non ha aumentato significativamente la probabilità di un risultato positivo al test virologico o sierologico, notano gli autori. Lo studio certamente ha dei limiti, sottolinea Cohen, come la probabile sopravvalutazione del contagio all’interno della famiglia a causa del lockdown ben rispettato in Francia e la possibile sovrarappresentazione delle famiglie già colpite da Covid-19 “più propense a consultare un medico e ad accettare di partecipare allo studio”. Il rischio comunque non è nullo, l’evidenza scientifica sta evolvendo velocemente e bisogna tenere conto delle paure di insegnanti e personale scolastico. Allo stato attuale delle evidenze scientifiche, risulta dunque fondamentale che gli stati si dotino di un piano che possa evolvere con l’andamento degli studi su Covid-19 e bambini e che sia flessibile, capace cioè di adattarsi velocemente alle nuove conoscenze e agli eventi».