Il Consiglio Nazionale dei Geologi lancia l’allarme: “Il Paese non si può svegliare solo dopo le tragedie, bisogna puntare sulla prevenzione”. La prevenzione del dissesto idrogeologico e del monitoraggio del territorio hanno bisogno di grandi investimenti e le risorse a disposizione non sono insufficienti.
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In una nota il Consiglio Nazionale dei Geologi sottolinea l’importanza della programmazione sul tema del dissesto idrogeologico e del monitoraggio del territorio: “Nell’ultima versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) vengono invece previsti soltanto interventi orientati all’immediato e alle situazioni di emergenza – si legge nella nota - Non sono infatti previste adeguate risorse finanziarie per gli interventi cosiddetti non strutturali orientati ad aggiornare e mettere a sistema le conoscenze, presidiare, monitorare e manutenere in modo efficace il territorio”.
Nella nota il Consiglio Nazionale dei Geologi scende nei dettagli: “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nei 18 miliardi destinati all’energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile, non viene contemplata la geotermia a bassa entalpia e il mini idroelettrico, nonostante siano le nuove frontiere delle energie rinnovabili. Inoltre, dei 15 miliardi previsti per la tutela del territorio e della risorsa idrica, appena 3,61 miliardi sono riservati agli interventi sul dissesto idrogeologico, di cui 3,36 Mld sono risorse già stanziate nel 2019 con il ‘Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale’ e soltanto 250 milioni sono nuove risorse, dunque una nullità se si pensa alle oltre 620.000 frane censite dall’IFFI nel territorio italiano, per un costo stimato di oltre 65 Mld.
Esistono comunque delle soluzioni: “Si ritiene, dunque, importante la previsione di risorse da mettere a disposizione, anche attraverso la formula degli incentivi fiscali, per i privati che intendono realizzare opere di manutenzione e di sistemazione del territorio al fine di migliorarne le condizioni di stabilità e di assetto. Allo stesso tempo nei casi in cui gli interventi strutturali non risulterebbero efficaci in termini tecnico-economici, occorrerà favorire ed incentivare le delocalizzazioni e la rigenerazione urbana dei territori a rischio”.